Che io veda… come Tu vedi

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Data :27 Ottobre 2024

I domenica di Avvento (C)

Ger 33,14-16 / Sal 24 / 1Ts 3,12-4,2 /Lc 21,25-28.34-36

Gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
cercate sempre il suo volto.

(Sal 104,3-4)

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Dunque, per dirla in parole povere, un cieco può ritrovare di nuovo la vista… o meglio, anche un cieco può incontrare Gesù, il Figlio di Davide, cioè il Messia (poiché «Figlio di Davide» era precisamente uno dei titoli attribuito al Messia atteso). La questione non è tuttavia così innocente e semplice dato che da sempre gli ultimi non hanno un posto così visibile nel mondo. E perfino un certo credere religioso potrebbe indurci a pensare che ogni disgrazia che possa capitare all’essere umano sia semplicemente il conseguente effetto di una cattiva scelta, di una strada sbagliata… Da qualche parte o da qualcuno lo avrà ben sentito che a quest’uomo, Gesù, gli ultimi, i piccoli e i poveri non passavano inosservati. E dunque, forte del suo aver udito parlare di quest’Uomo – e d’altronde a quale senso principalmente può affidarsi un cieco se non all’udito? – Bartimeo non può che gridare per attirare la benevolenza del Figlio di Davide che gli sta passando proprio accanto. 

Quante volte lo si è ribadito: la fede nasce dall’ascolto e più esattamente dall’ascolto della Parola di Cristo (Rom 10) e il primo dei comandamenti è sempre il medesimo: «Ascolta, popolo mio» (Dt 6). La fede nasce dall’ascolto: c’è Gesù che ascolta il grido di quell’uomo e che ci insegna ad ascoltare queste grida. C’è Bartimeo stesso che sente tutta la portata di quel passaggio dell’Uomo nuovo. Ne sente i passi? Ne sente la voce? Ne sente semplicemente l’eco della sua fama? Lo aveva forse già ascoltato altre volte?

Non serve tuttavia chiedersi da che cosa Bartimeo riconosce Gesù. Non è nemmeno una questione di passi, per quanto un cieco abbia potuto affinare l’ascolto a tal punto da saper riconoscere i passi di questa o quella persona. Quel cieco, Bartimeo, figlio di Timèo, conosce – o semplicemente utilizza – il linguaggio, i vocaboli della fede. Egli grida: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quanto risuonarono – mi chiedo – le parole dei profeti perché anche l’ultimo dei mendicanti potesse ascoltarle e farsi perfino un vocabolario decisivo all’incontro col Messia tanto atteso dalle genti?

Per questo parlarono i profeti e per questo ancora oggi li ascoltiamo nel corso delle notre liturgie domenicali: tutte quelle parole che i profeti annunciavano come promessa di Dio, trovarono ad un certo punto (quando il tempo fu compiuto, dice la Scrittura) una precisa realizzazione in gesti concrete e in attitudini umanissime, quelle che Gesù di Nazareth scelse di incarnare. Sicché se proprio nella liturgia di oggi ascoltiamo il profeta Geremia dire: «Li raduno dalle estremità della terra; fra loro sono il cieco e lo zoppo […] Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni» va da sé che – come la più esatta realizzazione – il Vangelo ci faccia ascoltare questo incontro tra il cieco Bartimeo e Gesù. 

Un attento ascolto è educativo. E l’ascolto può sfociare nella sorpresa di sentirsi rivolgere una domanda unica e rarissima: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Come fai a non fare fiducia a chi ti pone una simile domanda? Ciò che questa domanda suscita non è un sentimento o una ragione. Nasce la fede. Dall’ascolto appunto! 

Veniamo ora anche a noi: al nostro essere spesso abbagliati, acciecati, oggetti o soggetti di sviste… Che dire delle nostre visioni così corte, povere di futuro? Che dire del nostro modo di vedere i fatti  sempre così parziale? Che dire del nostro modo di guardare solo ciò che attira il nostro sguardo fino a salutare solo quelli che ci salutano e a fare del bene solo a quelli che prima o poi potranno ricambiarcelo? Che dire del nostro punto di vista? Eccolo il miracolo di cui abbiamo noi pure bisogno… ecco – grazie a Bartimeo – le buone parole da gridare e rivolgere a Colui che può darci uno sguardo nuovo sulla realtà: «Che io veda di nuovo!»

Abbiamo bisogno di vedere di nuovo. Abbiamo bisogno di vedere l’essere umano con lo sguardo di Gesù, Figlio di Dio. Abbiamo bisogno di osservare ogni cosa, la nostra realtà e il mondo da un punto di vista più alto. Una croce, per esempio? La direzione era quella… quello sguardo misericordioso dall’alto della croce è impagabile e nessun occhio umano potrà mai vedere l’umanità e il mondo con quegli occhi con cui Dio ancora li guarda. Ogni richiesta di pietà dell’uomo impegna Dio a rivolgere a noi il suo sguardo compassionevole. Così pure l’uomo che grazie alla Parola di Dio può vedere nuovamente, si impegna a guardare con un altro sguardo ogni cosa, ogni persona. 

Cosa sia la salute ce ne ricordiamo proprio quando essa ci manca. Cosa sia la libertà ce ne rendiamo conto quando dalla prigione rimpiangiamo la libertà che ci veniva dall’aver imparato ad osservare leggi o comandamenti. Cosa sia la luce ce ne accorgiamo nelle tenebre. E così, come inesperti di Vita, rivendichiamo la nostra autonomia, la nostra maturità, la nostra autosufficienza… senza Dio. Se c’è una cosa che il mondo sembra proprio dire oggi è questa pretesa di voler vivere senza Dio. Vivere senza Vita. Illuminare senza Luce. Ma quando ci manca uno sguardo benevolo e misericordioso è lì che umilmente, quasi timidamente e nascostamente ci raccogliamo nell’intimo del nostro cuore come al fondo di una chiesa, in attesa che Lui passi, ci senta e ci rivolga una domanda, una parola che possa salvarci. 

Signore, che io veda di nuovo.
E se di nuovo voglio vedere…
Signore, che io veda come Tu vedi. 

I boschi della città di Losanna, di questi tempi.


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Piccoli Pensieri (3)

Savina

Incontri.
Incontri con una umanità sempre sofferente.
E in risposta compassione e misericordia.
Gesù sempre in ascolto e con uno sguardo che va oltre l’immagine del momento.
Ascoltare sembra naturale, saper ascoltare è tutta un’altra cosa.
Bisogna tacitare tante cose fuori e dentro di noi per arrivare ad “accogliere” l’altro e “vedere”.
Anche vedere sembra naturale ma saper “vedere” è tutta un’altra cosa, bisogna andare oltre il nostro naso, oltre il nostro giardino.
Nei “centri per ascolto e coinvolgimento Caritas” cerchiamo di fare come Gesù, non senza grande fatica.
Io non potrei vivere senza lo sguardo misericordioso di Gesù su di me, così altrettanto chiedo umilmente: … Gesù come a Tobi che per mezzo dell’Arcangelo Raffaele hai tolto dagli occhi la patina che li ricopriva, come a Bartimeo che voleva tornare a vedere…
che io possa vedere come vedi Tu…

27 Ottobre 2024
Mary

Aiutaci Gesù ad avere il tuo stesso sguardo su ogni cosa, uno sguardo di amore e non di giudizio.

27 Ottobre 2024

Le letture di questa domenica e questo vangelo si hanno permesso di cogliere, come inaspettata sorpresa, un’epifania assolutamente tempestiva: mi son trovata, al termine di una celebrazione che -anche per via della mia bimba di due anni- non mi ha trovata certo tra le più partecipi, a ringraziare Dio per la varietà e ricchezza di declinazioni di coloro che chiama al suo servizio. Mi è capitato -e capita tutt’ora!- di trovarmi a rimpiangere questo o quel pastore che meglio abbia saputo toccare le corde del mio animo. Eppure mi sono resa conto che, se e quando siamo capaci di dismettere per tempo quella schermatura di preconcetti, squarciando quel solo supposto margine protettivo, possiamo aprirci a delle scoperte autenticamente belle! E scoprirci addirittura capaci di incrociare sguardi grati e bocche ridenti con quei fratelli sconosciuti che condividono con noi il banco e con cui, solitamente, al massimo condividiamo uno sguardo (più o meno di convenienza) allo scambio della pace… Una gran bella differenza, no?

27 Ottobre 2024

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