Camaleontici o familiari?

Data :22 Settembre 2020
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Signore; Padre santo e buono concedimi un’intelligenza che ti conosca, un cuore che ti senta, uno spirito che ti gusti, un ardore che ti cerchi, una sapienza che ti trovi, un’anima che ti comprenda, occhi del cuore che ti vedano, una vita che ti sia gradita, una perseveranza che ti attenda. Amen.

(da un libro di preghiere del IX secolo)

Dal Vangelo secondo Luca (8,19-21)

In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti».
Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

L’evangelista Luca ammorbidisce notevolmente questa scena rispetto a quanto Matteo scrive nel brano parallelo. I parenti non vengono a cercare Gesù poiché era fuori di sé e riportarselo a casa. Qui semplicemente vanno a trovarlo. E Gesù che nella versione di Matteo si guarda attorno come a sfuggire gli sguardi di chi lo stava cercando per poi chiedere apertamente chi fossero sua madre e i suoi fratelli, nella riscrittura lucana risponde subito con un’affermazione che potrebbe anche comprendere sua madre e i suoi fratelli di sangue.

Luca non ha come intento la contestazione dei legami di sangue che spessissimo sono un vero impedimento alla possibilità di far nascere qualcosa al di fuori del nucleo famigliare. Luca pone piuttosto l’accento su una contrapposizione: da una parte la folla che impedisce di avvicinare Gesù e dall’altra la madre con i fratelli che desiderano vederlo. 

Alla parola “folla” corrispondono sempre descrizioni di anonime moltitudini di persone. Per quanto invece si possa interpretare il senso della parola “madre” o “fratelli”, si capisce subito che l’anonimato non è affatto contemplato in una relazione come quella con madre e fratelli. Che poi Gesù dia un senso più ampio alla parola “madre” e “fratelli” questo è evidente già nella sua risposta.

Anzi, sembra addirittura che la stessa folla sia come trasformata in quella famiglia di Gesù, senza esclusione alcuna. Quindi, potremmo dire, che è proprio per quello stare alla presenza di Gesù, in ascolto della sua parola che l’anonima folla di persone si definisce meglio e scopre un’identità migliore, tuttavia non sempre facile da vivere.

In effetti troviamo spesso più comodo stare nella folla, come camaleonti che ben si adattano all’ambiente circostante, mentre è decisamene più compromettente farsi riconoscere come famigliari di quel Gesù di Nazareth che già cominciava ad avere problemi con scribi, farisei e autorità del popolo in genere. La folla che oggi si stringe attorno a Gesù mentre da una parte ostacola la possibilità di avvicinarsi e incontrare Gesù, svolge comunque un ruolo positivo in questa vicenda: improvvisamente parte un passaparola per far sapere a Gesù che sua madre e i suoi fratelli stanno fuori e desiderano vederlo. E il “telefono senza fili” funziona così bene che il messaggio giunge sano e salvo alle orecchie di Gesù. È già questo un miracolo, oserei dire! Che la trasmissione del messaggio non si sia inceppata e che il contenuto dello stesso sia arrivato integro e corretto è davvero una grazia. Se non ci credete basti pensare a come vengono travisati i nostri discorsi quando cominciamo a riportarli senza averli sentiti di persona.

Dove sta dunque il segreto di questa trasmissione intatta? Credo proprio che stia nel “desiderio di vedere Gesù”. Quando un messaggio che contiene il tuo stesso desiderio giunge alle tue orecchie, va proprio a risvegliare lo stesso contenuto del messaggio. La folla improvvisamente si sente per un attimo responsabile di far giungere alle orecchie di Gesù l’annuncio di qualcuno che desidera vederlo perché, in fondo in fondo, sono molti quelli che con affetto di madre o di fratelli desiderano incontrarlo.

Credo ancora che siano davvero in molti coloro che desiderano vedere Gesù e penso che si dovrebbe far udire molto di più questo desiderio e che dovremmo verbalizzarlo ed esplicitarlo di frequente, piuttosto che stare mimetici e cangianti dentro le folle per convenienza o per vigliaccheria.

Stando agli usi e ai costumi, ci sono desideri che non si devono affatto esprimere, pena il non vederli avverati: questi si esprimono nel segreto sotto un cielo notturno al passaggio fugace di una stella cadente o davanti alla torta di compleanno poco prima di soffiare le candele ben auguranti. Avere poi sufficiente fiato per spegnerle quanto più esse aumentano è certamente sinonimo di buona salute e, probabilmente, il desiderio più implicito. Ci sono tuttavia desideri che, al contrario, sarebbe meglio esplicitare. Susciterebbero sussulti e gioiremmo anche noi nel sentire che il mio desiderio è anche quello di chi mi sta accanto. In fondo, cosa desidera una madre? E cosa posso desiderare per un mio fratello? Certo, gelosia ed invidia sono sempre accovacciati alla porta della famigliarità e della fraternità ma spesso questi sentimenti crescono e si ingigantiscono perché non si riescono a condividere certi desideri che in realtà accomunano l’uomo nel profondo.

I veri parenti di Gesù, coloro che si possono definire “madre” e “fratelli” suoi, sono dunque tutti coloro che anzitutto fanno sapere questo desiderio di vedere Gesù. Di rimando, Gesù stesso, farà sapere loro che dove due o più sono riuniti in ascolto delle sue parole si sta compiendo proprio quanto è nel cuore di Dio, nel suo desiderio. Se Dio ascolta desideri e tumulti dal cuore dell’uomo e cerca di fare di tutto perché l’uomo si senta amato e salvato, così chi ha familiarità con Dio farà di tutto per ascoltare la parola del Vangelo. Ascoltare la Parola e metterla in pratica ha dunque un profondo legame con quanto Dio ha già fatto nell’ascoltare il cuore dell’uomo: cosa c’è di più consolante del sapere che Dio ha interpretato i nostri desideri, li ha perfino decifrati e tradotti quand’erano camuffati di strani sentimenti o atteggiamenti? Che cosa c’è di più bello che sapersi famigliari di Dio piuttosto che numeri di una società fatta di gente che conta e di tanti altri che sono solo numeri?

Si rischiara la mia notte colorandosi di stelle.

Sul tuo mare la mia vela prende il largo e va… E va…

C’è qualcosa che brucia più forte dentro me

che mi attira più di un canto di sirene.

A te si stringe l’anima mia.

A te si stringe l’anima mia.

A te si stringe l’anima mia…

Si disseta la mia terra circondandosi di verde.

Sulle ali dell’aurora il mio pensiero va…  e va…

Quando guardo gli anni passati insieme a Te

Io non rimpiango neppure un attimo di vita.

A te si stringe l’anima mia.

A te si stringe l’anima mia.

A te si stringe l’anima mia…


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