Apprendimento cinestetico
(Rm 8,18-25 / Sal 125 / Lc 13,18-21)
Domenica scorsa ero a tavola con amici. Uno dei commensali, un giovane iscritto alla facoltà di scienze motorie, raccontava dei suoi studi. Affascinato da una particolare applicazione dei suoi studi, ci parlava dell’apprendimento cinestetico. «Cos’é?!?»
Il fatto è che non tutti apprendiamo allo stesso modo. Ognuno di noi ha stili differenti di apprendimento a seconda del contesto in cui è cresciuto e della personalità. S’è dunque provato a classificare i vari modi in cui apprendiamo. Si parla dunque di apprendimento uditivo, di apprendimento visivo, oppure di apprendimento cinestetico. Riguarda naturalmente il movimento, cioè la capacità di apprendere facendo qualcosa, piuttosto che solo sentendo o vedendo. In auto, ieri, continuavo a notare, più di tutti gli altri, quei tre cartelli stradali che papa Francesco indicava alcuni giorni fa parlando della strada della speranza. Sembrava di non vedevo che quelli! Ho imparato… visivamente!
Anche il Vangelo – potremmo dire – potrebbe avere a che fare con l’apprendimento cinestetico. Ci sono cose della fede che impariamo proprio attraverso l’azione. È chiaro che il cuore del Vangelo stesso è l’annuncio del Regno, un regno che è già vicino a noi più di quanto possiamo immaginare. Difficilmente tuttavia riusciamo a scorgerne la presenza, la vicinanza. L’orecchio è frastornato da notizie altisonanti, gli occhi sono colpiti da immagini di violenza e così siamo lenti ad apprendere le cose riguardanti il Regno di Dio.
Penso e ripenso al tema dell’apprendimento cinestetico. Questo buon pensiero non mi abbandona un istante. Devo dunque tenerlo con me. Cerco di applicare questa particolare scoperta al nostro modo di educare alla fede… penso ai nostri modi di fare catechesi. Immaginate (…e sognate pure un po’!!!) se riuscissimo per ogni cosa che vorremmo insegnare attraverso la catechesi se ci abbinassimo un’attività, un gioco. Forse basterebbe rivolgersi a chi studia proprio questa materia dell’apprendimento cinestetico e chiedere consiglio, chiedere che aiuti le nostre comunità ad insegnare a vivere il Vangelo con nuove metodologie. Attività se ne fanno, ne abbiamo già fatte in ambito catechetico… ma spesso assomigliavano ad un passatempo, al compromesso per avere almeno cinque minuti di attenzione per qualcosa di teorico che volevamo insegnare. Penso pure alla liturgia e improvvisamente mi appare così strettamente connessa a questo tema dell’apprendimento cinestetico. Penso poi a Gesù – il maestro cinestetico! – che camminava per via e prendendo spunto dalla vita insegnava ai suoi. E quante volte diede consegne e compiti tanto precisi quanto particolari ai suoi discepoli… attraverso i quali potessero imparare l’arte di essere umani.
Parlava del Regno a dei ciechi, lo rende simile alle cose più comuni della vita, e già ci vede all’opera per farlo crescere, come quando in un campo seminato vedeva già la messe abbondante e chiamava operai per raccogliere. C’è Vangelo nelle azioni che compiamo… e non lo sappiamo, non lo vediamo. O non l’abbiamo ancora imparato. Ci sono azioni che possiamo compiere per dire che abbiamo imparato a vivere in questo Regno e per questo Regno.
Ci sono gesti in favore del regno che Dio lascia compiere a noi perché impariamo ad essere abitanti di questo regno. La cura e l’attenzione per le piccole cose non sono dunque superflue, inutili o ininfluenti. Il regno passa proprio da lì: dal più piccolo dei semi che un uomo prese e gettò nel suo giardino; da un pizzico di lievito che una donna prese e mescolò a tutta la pasta.
«Venga il tuo regno» non è dunque una brusca richiesta perché Dio stesso acceleri o affretti l’avvento del suo regno. Se abbiamo perso la pazienza o non la esercitiamo più, è evidente che Dio pare essere sempre in ritardo o lento rispetto a tutte le nostre urgenze. «Venga il tuo regno» è invocazione che sollecita anche l’essere umano. Servono dunque mani operose che sappiano collaborare alla crescita del Regno di Dio in mezzo a noi. E non sarà per nostro vanto ma per il bene di esseri viventi che sanno volare liberi ma che hanno bisogno di fare un nido, di poter sostare e ripararsi. Come gli uomini attorno al Pane.
Pianta un seme, prenditene cura. Impasta del pane, attendine con pazienza la lievitazione, cuoci e condividi. E intanto leggi il Vangelo, pensa e ripensa a come queste Parole lavorano concretamente la materia; come le parole di Dio che sono spirito e vita, ci plasmano.
…E ovviamente, grazie alla tavola di domenica e a chi vi era seduto attorno! A chi mi ha aperto la mente portandomi alla scoperta di questa disciplina.
Riempi il mio cuore e la mia anima
della conoscenza del Tuo amore
in modo tale che io,
con franchezza, apertamente e senza timore,
renda testimonianza di Te,
e ai molti che,
consapevolmente o meno, ti cercano
io porti la tua pace e la tua gioia.
Henry Nouwen
Dal Vangelo secondo Luca (13,18-21)
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
La vita è fatta per esplodere,
per andare più lontano,
per farsi dono.
Quando la si conserva per sé,
la si soffoca.
Una vita che si dà,
perché il mondo non sia come prima,
fa miracoli.
La bontà del cuore
che dal Cristo proviene,
e che Lui ci dà,
è per il cuore non credente
un presentimento di Dio stesso.
La bontà del cuore ha,
per il cuore non credente,
il gusto sconosciuto di Dio,
e sensibilizza al suo incontro.
(Madeleine Delbrêl)
“Il Regno di Dio viene in umiltà. Beato chi l’accoglie in semplicità”. La semplicità delle piccole cose: di piccoli semi di senape tenuti tra le mani in una Terra che ti parla di Lui, della Sua vita e delle strade da Lui percorse, ma anche di un po’ di lievito donato perché diventi pane per sé e per altri, così come di piccoli gesti quotidiani, come il sorriso. Nessuno sarà “mai abbastanza ricco per poter fare a meno di un sorriso né così povero da non poterlo donare”.
A volte mi fermo a riflettere su alcune pubblicità che passano in tv: un clic, uno schiocco di dita, e stai già assaporando tuo piatto preferito, la voglia del momento. Il tutto consegnato sulla porta di casa.
Eppure è così bello mettere a dimora in primavera le piantine di pomodori o zucchine, sentire anche la fatica di curarle, i ginocchio a terra, per poi mangiare il primo saporito frutto tanto atteso.
Lo vivo ogni anno come una preghiera di ringraziamento alla terra e a Chi ha creato tanta abbondanza.
E come dimenticare l’entusiasmo dei bambini che hanno impastato il pane? Meglio di tante catechesi parlate…
La P.N.L. ha schematizzato i canali sensoriali in “v.a.k.”(visivo-uditivo-cinestetico) e prodotto una serie di esercizi per verificare come ognuno li usa.
Oggi predomina il visivo, il cinestesico è movimento/tattilitaa esterno ed interno/odori/gusti….e infine c’è l’uditivo,il più negletto degli ultimi decenni.
Addirittura in certi casi si può dire dalla postura fisica,dallo sguardo e dalla voce…..il canale sensoriale dominante in quella persona!
Per comunicare,e per insegnare,questi concetti sono di grande aiuto in YouTube li potete trovare nei video di Mauro Scardovelli.
Cine (stetico) mi fa pensare al cinema, al movimento e alle arti. E poi agli studenti che scelgono corsi dove sono previste attività manuali proprio per le difficoltà di apprendimento classiche.
E tornando al vangelo penso a Gesù che spiega con esempi di normale quotidianità, come impastare o seminare.
Da ciò che appare nascosto e misterioso nasce la vita. A noi, esplorarla e diffonderla.
Buona giornata