Un mare di pazienza

Data :28 Luglio 2022
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Signore Gesù,
il tuo pensiero mi illumini,
la tua parola mi guidi,
i tuoi occhi mi seguano,
le tue orecchie mi ascoltino.
Il tuo cuore aperto
sia per me fonte di grazia nel cammino
e luogo di riposo nella stanchezza.
Amen.

(Guglielmo Giaquinta)

Dal Vangelo secondo Matteo (13,47-53)

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

Immagini che doveva certamente parlare al cuore dei discepoli avvezzi all’arte della pesca. Per esperienza sapevano bene quanto il mare potesse rappresentare di per sé il luogo simbolo di una commistione di forze, di correnti. Il mare poi è sinonimo di vastità, di sguardi che si perdono sulla linea dell’orizzonte. Il mare diventa così simbolo di un mondo in cui coesistono specie diverse di pesci, buoni e cattivi che siano. 
Quel mare non è il regno di Dio, ma è proprio da quel mare che può venire l’ispirazione per parlare ancora del regno di Dio. E così ecco la parabola che paragona il regno di Dio alla rete dei pescatori, uno strumento indispensabile al loro lavoro quotidiano. Come potremmo guardare a questo mare che è la nostra esistenza, come potremmo attraversarlo se non avessimo una barca e una rete? Davanti a questo mare i discepoli hanno una missione, un compito. attraversare il mare spazioso e vasto gettandovi le reti.

Sono tempi strani anche i nostri, ma trattandosi dello stesso mare, della stessa materia, c’è da immaginare che non accade oggi nulla di differente da quanto dovette vedere Gesù stesso:  sorprende la percezione di religioni che si strutturano e si articolano cercando di fare selezione. Il regno di Dio chiede anzitutto di gettare le reti e di raccogliere. Il regno di Dio anzitutto è una chiamata a raccogliere, un invito a fare spazio prima ancora di diventare un luogo da cui escludere. La cernita non è di nostra competenza: verranno gli angeli, dice Gesù, ma questi non vengono se prima non sono state gettate le reti. 

Il regno di Dio ha a che fare con la prima missione affidata da Gesù ai suoi discepoli proprio nel giorno in cui li aveva chiamati: seguitemi, vi farò pescatori di uomini. (Mt 4,19). Pescatori di vita, di uomini vivi, una vita che in fondo al mare è libera di guizzare come i pesci ma che sempre e comunque è minacciata. Il regno di Dio ha a che fare con la pazienza dei pescatori, con la loro fatica di gettare le reti, con l’arte di saper navigare su acque profonde. È un lavoro faticoso, fedele e paziente quello di chi getta le reti per tirarle a terra. 

C’è un’altra immagine nelle letture di oggi che prende vita dalla terra e che suggerisce questa abilità nella pazienza: Questa parola fu rivolta dal Signore a Geremìa: «Àlzati e scendi nella bottega del vasaio; là ti farò udire la mia parola».
Scesi nella bottega del vasaio, ed ecco, egli stava lavorando al tornio. Ora, se si guastava il vaso che stava modellando, come capita con la creta in mano al vasaio, egli riprovava di nuovo e ne faceva un altro, come ai suoi occhi pareva giusto.
Allora mi fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Forse non potrei agire con voi, casa d’Israele, come questo vasaio? Oracolo del Signore. Ecco, come l’argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani. (Ger 18,1-6)

La creta del vasaio richiama alla materia di cui è plasmato l’uomo, la rete dei pescatori ci riporta alla missione dei discepoli; la manualità del vasaio e la forza dei pescatori nel gettare le reti… tutto rimanda alla pazienza e alla misericordia suggerite in ogni pagina della Scrittura, quel tesoro prezioso da cui possiamo attingere cose nuove e cose antiche per dire sempre e dovunque che non saremo mai così cattivi finché avremo tempo di incontrare le misericordie del Signore, le sue infinite compassioni… un mare di pazienza. E non saremo mai così poveri se abbiamo visto formarsi la perla del regno tra i granelli di sabbia, se abbiamo trovato il tesoro nascosto nel campo della vita.

Meravigliosa sei, Acqua di Dio!
Da te ha avuto origine la Vita:
quando lo Spirito di Dio,
agli albori della creazione,
aleggiava su di te come una colomba,
su suo ordine generasti ogni cosa.
Senza di te, Acqua di Dio,
ogni essere muore.
La terra tutta inaridisce,
deserto di roccia e polvere,
se Tu non la irrighi e non la bagni
con la tua pioggia!
Misteriosa sei, Acqua di Dio,
che dai la vita ma anche dai morte
come nel diluvio.
Benedetta sei, Acqua di Dio
che con lo Spirito Santo,
luce e calore del nuovo Sole
che è Cristo risorto,
generi la vita nuova dei “figli di Dio”.
Tu Acqua, santificata da Dio,
sei la vita della Chiesa,
sei la forza che distrugge il peccato,
sei il mar Rosso che dona libertà.
Sei sorgente d’acqua viva
che disseta il popolo di Dio
che cammina con fatica
per il deserto del mondo
sino alla Terra promessa…
Benedetta sei tu, Acqua di Dio!

(Oriano Granella)


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Piccoli Pensieri (1)

Savina

Si dice che la pazienza è la virtù dei forti…
E Dio è forte. Forte e paziente con noi “gente di dura cervice e dal cuore di pietra”.
Aspetta con pazienza che noi ci decidiamo per “il regno di Dio”, con misericordia cancella i nostri peccati.
Adesso è il tempo a noi lasciato per la conversione, sotto il Suo sguardo paziente e misericordioso.,.
Poi verrà il tempo delle reti gettate per raccoglierci e dividerci, ma anche lì io immagino che darà ordine ai Suoi Angeli di non essere proprio così fiscali e ogni tanto chiudere gli occhi.
Mi piace essere paziente perché nell’attesa si imparano molte cose, come cercare di comprendere gli altri o le situazioni.
Forse la pazienza l’ho imparata da mio papà che sapeva aggiustare orologi e sveglie di ogni tipo, prima che arrivassero i modelli con le batterie elettriche.
Non so dove avesse imparato, ma so con quanta pazienza smontava questi oggetti, li puliva, li oliava con l’apposito lubrificante, andava alla bottega dell’orologiaio per i pezzi di ricambio e li rimontava ed era soddisfatto… un po’ come il vasaio del profeta Geremia.
Ci passava le ore, con un monocolo attaccato all’occhio per vederci bene e le tante raccomandazioni in famiglia di non toccare lo spazio del tavolo dove c’erano questi oggetti smontati…
Ora mi piace pensarlo impegnato con gli orologi del Paradiso…

28 Luglio 2022

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