Un Divino nascosto ci attira

Aver fame non è voler mangiare. La fame non è un atto di volontà. La fame ti prende, ti raggiunge quando vengono meno le forze. Lo stomaco sembra mettersi a parlare ed è un brontolio unico. La mormorazione nasce da dentro. Come nei tempi antichi quando, camminando nel deserto, mormoravano contro Mosè e contro Dio che li stava conducendo altrove. E l’uomo è questo miscuglio di resistenze a conoscere chi gli viene incontro ma è anche così irresistibilmente attratto da ciò che ancora non conosce.

Mangiare è forse l’atto più umano che ci apra all’incontro: il cibo lo chiediamo sempre agli altri. La terra ce lo dona. Il cibo dice quanto noi possiamo essere attratti: un profumo, un sapore, la vista di qualche prelibatezza ci prende per la gola e ci attira. Non si teorizza l’incontro. Piuttosto l’incontro può accadere nel prendere del cibo. È proprio la lezione che Dio ci diede offrendoci suo Figlio. Se poi è questo Figlio che dice di essere Pane allora comprendiamo che quel Pane è buono per il nostro incontro, per conoscerci condividendolo. Offrire pane è attirare verso il bene. Offrire il pane è offrirsi in amicizia. 

La vera questione è dunque: cosa nutre il mondo? E di cosa si nutre l’uomo che non è mai sazio? Noi cerchiamo il pane e ne mangiamo per alimentare in noi la Vita eterna. Se così non fosse, sarebbe solo una necessità del corpo. Siamo stati istruiti da Dio e introdotti da Lui all’arte della convivialità. Assieme al cibo noi comunichiamo ai beni maggiori e spirituali: la fiducia, il rispetto, l’attenzione all’altro, la stima. Amicizia e affetto sono garantiti, consolidati. E se riusciamo a trasmettere questa sostanza, la Vita ci appare già eterna. 

Quando Gesù, Figlio di Dio, volle riassumere l’opera di Dio in favore degli uomini, non lasciò un trattato quanto piuttosto un gesto semplicissimo: prese del pane. La natura intima di Dio, la sua sostanza, è racchiusa in quel gesto così domestico e famigliare, capace di accogliere più che delimitare, di includere più che recintare. Si tratta di risvegliare questa fame nell’uomo perché l’uomo possa risorgere. 

«Tu lo sai bene: non ti riesce qualcosa, sei stanco e non ce la fai più. E d’un tratto incontri nella folla lo sguardo di qualcuno: è uno sguardo umano ed è come se ti fossi accostato ad un Divino nascosto. Tutto diventa improvvisamente più semplice.» (Andrej Tarkovskij) 

Ti ringraziamo, Dio,
che ci nutri fin dalla nascita,
e nutri ogni vivente.
Riempi i nostri cuori di gioia
perché avendo il sufficiente in ogni cosa,
sovrabbondiamo in ogni opera buona,
in Gesù Cristo, Signore nostro,
nel quale con lo Spirito santo
hai la gloria e l’onore e la potenza
per tutti i secoli dei secoli.

(dal Grande Encologio del Monastero Bianco)

Dal Vangelo secondo Giovanni (6,44-51)

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Mentre mi siedo a mensa, Ti prego, Dio:
che nessun uomo della terra
e nessun animale del bosco
trovi, oggi, il desco vuoto
o la tana senza cibo;
ma tutti, grazie al tuo dono,
al loro lavoro e alla solidarietà dei fratelli,
abbiano il necessario nutrimento.
Che non ci siano mammelle aride, nidi vuoti
e neanche tavole senza tovaglia e senza amici,
ma tutti abbiano il necessario al corpo
e il necessario al cuore:
quel di più – indispensabile –
di bellezza e di affetto 
che rende il cibo più che cibo:
occasione di lieta fraternità.
E che il solitario sappia vivere
la sua solitudine in comunione:
che chiamo, al suo desco,
il pensiero e l’affetto degli amici;
e come commensale, lui pure,
lui particolarmente, abbia Te.

(Adriana Zarri)

Deserto del  Sinai

Rimani aggiornato per ricevere i miei nuovi articoli




Piccoli Pensieri (3)

Giuse

Riprendo Adriana Zarri …comunione
che chiama, al suo desco,
il pensiero e l’affetto degli amici;
e come commensale, lui pure…
ma mi resta sul cuore, nei pensieri e nell’incapacità del fare il macigno di quanti ancora nel mondo non hanno di che soddisfare fame di pane, lavoro, amore , giustizia…

22 Aprile 2021
Emanuela

Leggere il vangelo e il suo commento mi ha fatto ricordare questo canto: “Riempici di te, Padre creatore, riempici di te, figlio salvatore, riempici di te, Spirito d’amore, riempici di te.”
Non siamo mai sazi di Dio.

22 Aprile 2021

Dopo averci accolti, attraverso il brano di ieri, tutti quanti a braccia aperte o, per meglio dire, spalancate ecco che oggi Gesú ci si presenta come il pane di vita per non aver più fame. Fame di cosa? Fame fisica ma anche fame di risposte, di indirizzo per percorrere “la via migliore” o, forse meglio dire, percorrere la via della vita nel modo migliore. Ma come? Attraverso la condivisione. Aprendoci gli uni con gli altri come Lui per primo si è aperto a noi. Lasciandoci contagiare da quel suo gran fuoco d’amore che per primo fa la differenza. Bello, senz’altro, ma certo non facile… C’è da forzarsi non poco per riuscire ad aprirsi davvero, almeno un poco e poi resistere ed insistere, pregando di avere la forza e la costanza.

22 Aprile 2021

Scrivi un commento a Emanuela Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *