Tra passaggi e immersioni… l’uomo viene alla Luce

Data :14 Dicembre 2020
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Lunedì – III settimana di Avvento

(Nm 24,2-7.15-17 / Sal 24 / Mt 21,23-27)
Giovanni Segantini, Ave Maria a trasbordo, 1886

Il suo pellegrinaggio era giunto alla meta: Gerusalemme. Nella città vi entrò cercando, una volta di più, di incarnare ciò che da tempo era scritto nei libri dei profeti. A dorso d’asino passò in mezzo alle folle mentre queste lo salutavano come Colui che viene nel nome del Signore. Subito entrò nel Tempio per ribadire che quel luogo era casa di preghiera per tutti i popoli, così come il suo corpo, completamente immerso nell’umano, sarebbe stato segno di comunione per tutti coloro che ne seguiranno le orme. Erano vicini ormai i giorni della sua Pasqua, quando passando perfino in mezzo alla morte, immergendosi nel mistero della morte, Egli stesso ne sarà salvato per divenire poi un salvatore.

Entrato nel Tempio, sembrava aprire una nuova strada per la salvezza così come nell’ora della sua morte, il velo di quel medesimo tempio si aprì in due, da cima a fondo. Un fendente che apriva un nuovo passaggio, la nostra Pasqua. Cristo stesso. E quando gli chiesero con quale autorità faceva tali cose, li rimandò al battesimo di Giovanni: al giorno in cui decise lui stesso di immergersi nelle acque limacciose del Giordano. E il Giordano non fu un fiume scelto a caso. È confine naturale che segnò il passaggio del popolo entrato nella Terra Promessa. E pure Elia passò di lì. Pure Eliseo. Ci sono luoghi 

Sono queste le due parole decisive per chi crede: Pasqua e Battesimo. Pasqua è passaggio. Battesimo è immersione. Così diventa decisivo per un credente sapersi immergere e passare oltre. Una semplice e logica deduzione ci fa dire proprio che noi stessi non saremmo cristiani senza la Pasqua di Cristo e senza il sacramento del Battesimo. Ma come sappiamo, Sacramento è segno visibile di ciò che ancora non si vede, qualcosa che è espresso in nuce ma che ancora deve crescere, maturare, sbocciare. Così la vita di un credente scorre mentre i giorni si dipanano e ciascuno svolge il suo cammino terreno. Ma sempre alla luce di queste due parole così belle: Pasqua e Battesimo. Passaggio e immersione. Già noi stessi di per sé siamo di passaggio. Il tempo scorre come un fiume: quando i giorni sono buoni se ne vanno in fretta, mentre più lunghi e dolenti paiono i giorni di fatica e di sofferenza. È come la notte per chi veglia: sembra non passare più! Ma è l’uomo che passa e non il tempo. 

A breve arriveranno quelli delle previsioni, quelli dei pronostici per l’anno nuovo. Arriveranno pure quelli che rivisitano tutto quanto è accaduto in questo tempo. Mai come quest’anno credo che non ne avremo piacere a ripercorrere certi giorni o certi mesi. Ci siamo abituati ad incorniciare le nostre esistenze tra ricordi e previsioni. I primi potrebbero persino chiuderci in un nostalgico rimpianto, come paralizzati soltanto dal ricordo. Le previsioni per il futuro potrebbero perfino scoraggiare alcuni a proseguire. 

Semplicemente preferisco realizzare la mia esistenza alla luce di quelle due parole: passaggio e immersione. Una Pasqua dopo l’altra, un passaggio dopo l’altro. E ci aveva pure avvertito che sarebbe auspicabile sforzarsi di passare per la porta stretta (Lc 13, 24) Noi veniamo alla luce proprio di passaggio in passaggio. Una Pasqua dopo l’altra e quell’annuale liturgia, cuore di tutta la nostra fede, è il sacramento celebrato di ciò che poi si invera nel quotidiano. La notte di Pasqua e la notte di Natale fanno da sfondo e le tenebre non sono più notte se davanti a noi splende luminosa la vicenda di Gesù Cristo, immerso così profondamente nell’umano, passato da morte a vita, una volta per tutte. È bello dunque riconoscersi immersi e salvati, tra passaggi che fanno vivere.

Il quadro di Segantini, “Ave Maria a trasbordo“, può aiutarci in questa meditazione: non c’è vento, l’aria è perfettamente immobile e il mondo sta attonito e muto di fronte a tale spettacolo della natura. Questa sospensione genera nell’osservatore un profondo senso di pace, di serenità, di abbandono e di fiducia al corso della propria esistenza. Qui tutto è preghiera: l’aria, la luce, l’acqua, il gregge, il gruppo umano, il cielo, il paese con la sua chiesetta e il campanile che si riflettono sul lago. Il trasbordo è quel viaggio necessario a trasportare il gregge dopo un periodo di pascolo, ma è già metafora del cammino che ciascuno deve accettare di fare. “Passiamo all’altra riva” dirà Gesù ai suoi amici pescatori (Mc 4,35): la vita presuppone il cambiamento, di cui il viaggio è simbolo.

La tua parola muova il profondo del cuore,
la tua parola risani corpo e anima,
la tua parola rallegri il mio cuore,
la tua parola doni consolazione e felicità.

Jhoann Olearius

Dal Vangelo secondo Matteo (21,23-27)

In quel tempo, Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?».
Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta».
Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Ben so io la fonte che sgorga e scorre,
anche se è notte!

Quell’eterna fonte sta nascosta,
ma io ben so dove essa ha sua dimora,
anche se è notte.

Ben so che in essa fondo non si trova
e che nessuno mai potrà guadarla,
anche se è notte.

La sua chiarezza non si offusca mai,
so che ogni luce da essa è venuta,
anche se è notte.

So che tanto copiose sono le sue correnti,
che irrigano cielo e terra e le genti,
anche se è notte.

La corrente che nasce da una tale fonte
ben so quanto è grande e onnipotente,
anche se è notte.

Codesta eterna fonte sta nascosta
in questo Pane vivo per darci vita,
anche se è notte.

Qui se ne sta, chiamando le creature,
che dell’acqua si sazian, anche se è buio,
perché è notte.

Questa viva fonte, cui anelo,
in questo Pane di vita io la vedo,
anche se è notte

S. Giovanni della Croce (…nel giorno della sua memoria)

Immagine ricevuta ieri, domenica 13 dicembre 2020: Lavarone (Trentino-Alto Adige)

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Piccoli Pensieri (1)

Questo di Segantini è davvero un quadro che trasmette pace. Forse, tra i molti visti, quello che riesce a renderla maggiormente nel contesto di vita comune, vissuta, “naturale”. Tanto più interessante oggi leggerlo anche alla luce di questa riflessione su passaggio ed immersione. È proprio vero che la vita è in continuo susseguirsi di passaggi ed immersioni. Ora più facili ora più complessi, ora più veloci ora più lenti. Ma a ben guardare, a saperli accettare, sono sempre forieri di rinnovamenti lungo TUTTA la vita, ed è bellissimo rendersene conto!

14 Dicembre 2020

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