Segno di un nuovo inizio

Mercoledì – prima settimana di Quaresima

(Gio 3,1-10 / Sal 50 / Lc 11,29-32)

Su un’ipotetica linea del tempo, nel conto degli anni e del tempo che passa, noi siamo quelli «dopo Cristo». Tutti gli altri – gli abitanti di Ninive per citarne “casualmente” solo alcuni – vissero «avanti Cristo». Che non significa che gli passarono avanti. Semplicemente significa che visero prima che Gesù Cristo nascesse a Betlemme. La nascita di un bambino capace di azzerare tutti i contatori del tempo, ha già in sé qualcosa di straordinario. Segno evidente di un nuovo inizio. Non fu un automatismo, lo sappiamo. 

Un discepolo ci provò a passargli avanti, forte di un amore con il quale voleva proteggere il Maestro da quel punto che pareva indicare con precisione già che parlò loro a più riprese della sua passione, morte… e di resurrezione. Ma questo discorso della resurrezione, di cui comunque se ne faceva già un discreto parlare negli ambienti religiosi non lo compresero. Alcuni affermavano l’esistenza della resurrezione, altri la negavano. Qualcuno la attendeva, alcuni ne divennero testimoni. Quel discepolo che tentò di passargli avanti (si chiamava Simone, figlio di Jonas, ma venne “ribattezzato” col nome di Kefas, Pietro) ne ricevette una lavata di capo e fu invitato ad andare nuovamente dietro al suo Maestro non senza essersi sentito chiamare perfino «satana» perché egli pensava secondo gli uomini e non secondo Dio. 

Immaginate di essere fermati improvvisamente e casualmente per la strada e interrogati a bruciapelo su ciò che, a vostro parere, costituisce l’essenza dell’essere discepoli di Cristo, cosa risponderemmo? Non basterà saperci nel tempo che ancora chiamiamo «dopo Cristo» e neppure dietro a Cristo per dirci discepoli. Per dire alcune parole capaci di rendere ragione della nostra speranza… o semplicemente parole buone – evangeliche appunto – in grado di mutare il corso di una giornata, di un’esistenza. 

Una regina si mise in viaggio per ascoltare la sapienza di Salomone; un re credette alla parola del profeta Giona e decretò per tutto il suo regno la penitenza perché quel giorno, alla predicazione del profeta, il sovrano rimase sorpreso di conoscere le intenzioni di Uno più grande di lui. Perfino il profeta fu un segno a se stesso, dato che rimase quasi incredulo al vedere che la sua predicazione venne ascoltata. Non aveva forse compreso – povero Giona – che egli portava in sé le parole che Dio gli aveva affidato. 

E questo potrebbe ancora essere il segno per questa generazione: dal momento che ancora facciamo risuonare  la Parola di Dio, pubblicamente nel luogo delle nostre assemblee o nel segreto della propria stanza. La Parola non è fatta per essere trattenuta.

Scriveva Madeleine Delbrêl: «Dio ci ha fatti alleanza. È per tutti che ciascuno riceve la fede. Una volta che la Parola di Dio è incarnata in noi, non abbiamo il diritto di conservarla per noi: noi apparteniamo, da quel momento, a coloro che la attendono».

Siamo malvagi, a detta di Gesù, quando dopo aver ascoltato la sua Parola non sentiamo questo compito di portarla agli altri. La regina del Sud si mosse per andare ad ascoltare e noi, che qualche timido passo in favore dell’ascolto della Parola lo facciamo, fatichiamo ad essere quei segni che attestano un incontro avvenuto, che ha cambiato la nostra esistenza, il corso della nostra storia. Sapremo dunque noi ascoltare quella Parola che ha (s)mosso perfino re e regine d’altri tempi? Sapremo noi incarnare quella Parola che muta e da una svolta al corso degli eventi ed essere un segno vivente di conversione in atto? 

Il vecchio Simeone, quando Maria e Giuseppe portarono il bambino Gesù al tempio, disse che Egli era lì per la rovina e la resurrezione di molti in Israele. Un segno di contraddizione tra generazioni incredule e sempre affamate di segni o miracoli, e gente semplice e povera che pronuncia ancora il nome di Gesù come la certezza che in quella Parola uscita dalla bocca di Dio, c’è il racconto sapiente di Dio quando si mise all’opera per salvare l’uomo.

Signore,
che ci accordi un tempo di conversione
e dei giorni di penitenza favorevoli alla salvezza,
concedici di rispondere pienamente alla tua chiamata.
La nostra preghiera in Spirito e Verità
sia accoglienza della tua Parola,
intercessione per tutte le creature del mondo.
Amen.

Paolo Fresu, Richard Galliano, Jan Lundgren, Open Your Mind, Mare nostrum I

Dal Vangelo secondo Luca (11,29-32)

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Vengo accanto a Te, solo per un breve istante,
per salutarti e andar via.
Occorre così poco tempo per dirti che ti amo,
così poco tempo per rinnovarti il dono di me stesso!
Poiché tu non chiedi che di dare,
basterà che io ti apra l’anima mia per ricevere i tuoi doni.
Con l’incontro degli sguardi, con la velocità del lampo,
puoi arricchirmi della tua vita e del tuo amore.
Vengo dunque ad offrirmi a Te
affinché possa rinnovare le mie forze,
rialzare il mio coraggio,
ravvivare il mio entusiasmo.
Vengo a Te affinché in questo breve momento
Tu possa rituffarmi nella sorgente della mia esistenza,
e comunicarmi sempre di più la tua giovinezza eterna.
Vengo per portarti via con me
nel mio lavoro e nelle mie attività.
Sii con me, Signore, e prolunga nel mio cuore
l’incontro di questa visita troppo breve!

(Jean Gailod, preghiere eucaristiche)

Giovanni Spiniello, La favola del re e della regina albero, 2020

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Piccoli Pensieri (1)

Gianna

È tutto molto complicato. Il tuo commento di oggi è pieno di tanto, tantissimo. Quello che mi sento di dire è che non è facile portare la Parola oltre la nostra stanza, oltre i luoghi di culto, diciamo che la parola dovremmo essere noi, una parola buona. Ed è anche vero che si è spesso alla ricerca di un segno, e questo si verifica soprattutto in quelle persone che partecipano a tanti pellegrinaggi, in cerca appunto di un segno che certifichi che Lui c’è. E allora mi chiedo se ciò sia credere, avere fede, o piuttosto non sia la ricerca di una presenza che si mostri a te e così in quel momento ti sentì il prescelto. Conosco persone che non credono, che non cercano nessun segno, che sopportano poco chi va a messa, ma che sono persone speciali, aiutano chi è nel bisogno, seguono i propri cari fino a disfarsi per essi, amano anche se non sono amati senza chiedere nulla. E a volte io mi sento male di fronte a questo. Beh scusate, è uno dei miei pensieri della sera.

24 Febbraio 2021

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