Se il padrone rallenta, tu non allentare

Data :21 Ottobre 2020
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Se sapessimo guardare la vita con gli occhi di Dio, vedremmo che nulla è profano nel mondo, ma che, al contrario, tutto ha parte nella costruzione del suo Regno. Così, avere fede non è solamente alzare gli occhi per contemplare Dio, ma è guardare la terra con gli occhi di Cristo. Se permetto allo Spirito santo di penetrare il nostro essere, se abbiamo a sufficienza purificato il nostro sguardo, il mondo non è più per noi un ostacolo ma un invito costante a lavorare per il Padre, perché in Gesù venga il suo Regno, sulla terra come nel cielo. Aumenta la nostra fede per guardare e vedere la vita. Apri i nostri occhi Signore! Amen. 

(Michel Quoist) 

Dal Vangelo secondo Luca (12,-39-48)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

Cercavo l’immagine da pubblicare. Nel motore di ricerca al computer metto una parola chiave che mi salta in testa: “allentare”. E non smetto di pensare ad un filo di panni stesi ad asciugare. E non più all’aperto come questa primavera, quando in piena emergenza, anche uscire in giardino a stendere i panni al sole era una gioia. Un filo allentato, che ha portato già troppi pesi e che col tempo è andato via via allentandosi. Leggendo il Vangelo spesso mi saltano alla mente alcune immagini, che paiono così sconnesse oppure efficaci. Non è una distrazione – mi dico – non ho dimenticato panni da stendere nella lavatrice. “Allentare” mi fa proprio pensare a quei panni stesi che rischiano di toccare terra e di rendere vano il lavoro appena fatto.

Rapidamente, il computer naviga e mi seleziona alcune immagini. Incredibile! Alla parola “allentare” appaiono immagini e volti di governanti in carica a dire quanto il vocabolo sia di grande attualità, in riferimento soprattutto a restrizioni che non si possono ridurre per contenere la pandemia. È sinonimo di attenuare, rendere meno rigido. Si allenta un nodo, le redini. Il cavo s’allenta e pure la fiamma di un fuoco s’allenta, perdendo il suo vigore. E con questa immagine del fuoco che rischia di spegnersi, il Vangelo di domani è già spoilerato… nuovo verbo della lingua italiana. Quando si anticipa il finale di un film, uno spettacolo, un libro… ed è rovinato l’effetto sorpresa. (Ogni tanto, meglio spiegare anche dei vocaboli e non sempre sono vocaboli antichi che i più giovani non utilizzano e non conoscono. Ormai accade pure il contrario: vocaboli nuovi coniati dai più giovani non sempre compresi da chi è più avanti negli anni). 

Non è tempo dunque di allentare la vigilanza. E il sinonimo di allentare la vigilanza diventa la “movida”, quella vita più mossa dallo svago che vorremo dare al quotidiano data la sua pesantezza, la sua routine. C’è tanto Vangelo anche in ciò che ci accade, in ciò di cui non facciamo altro che parlare. Come se stessimo riscrivendo in attualità parole antiche scritte nel Vangelo. Non è tempo di allentare la vigilanza, dunque. Ma, scusate: quando mai il Vangelo ci avrebbe autorizzato a farlo? Vigilanza, con tutti i suoi sinonimi e le azioni che ne conseguono, è qualcosa che mai come oggi possiamo vivere.

Estote parati” si diceva per invitare alla vigilanza, citando a memoria due parole latine che sono esattamente la traduzione del Vangelo. State pronti! Gli scout conoscono bene questo invito e le loro guide ne hanno fatto il proprio motto.

Mistero della fede” dico ad un certo punto della liturgia eucaristica (la Messa, per capirci). E tutti, rispondono: “Annunciamo la tua morte, Signore; proclamiamo la tua resurrezione; nell’attesa della tua venuta“. Praticamente un meccanismo automatico, una formula che fluisce da sé durante il rito. Ma facciamo un fermo-immagine: sull’altare ci sono Pane-Corpo e Vino-Sangue. Cosa volere di più? Sento tuttavia che in queste tre frasi pronunciate c’è come un allentarsi della convinzione. Siamo forti nell’annunciare la morte del Signore: lo dicono tutti quei baci soffiati che chiediamo ai piccoli di mandare a Gesù sulla croce. Mi fa sempre sincera tenerezza questa scena e se ne vedono ancora: spesso una nonna che entra in chiesa con un piccolo nipote. Una preghiera veloce e poi quell’invito: “Manda un bacio a Gesù!”. 
Ma restano altre due affermazioni proprie del mistero in cui crediamo che sembrano allentarsi: quanto credono i cristiani alla resurrezione di Gesù e alla nostra comunitaria e personale attesa di resurrezione? E poi, quanto attendiamo la Sua venuta? Il culmine dell’Eucarestia non è nell’avere sull’altare il Corpo e il Sangue di Cristo, ma è nella condivisione di quanto il Signore ci ha dato: fatto che avviene facendo la Comunione durante la celebrazione della Messa ma cosa che dovrebbe avvenire nel quotidiano a scanso della pazza gioia alla quale si da il servo che non attende più il suo padrone. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi… Il padrone ha volutamente deciso di rallentare il suo ritorno per farci comprendere che non noi siamo i proprietari di tutto ciò che c’è stato affidato. 

A proposito del brano di vangelo odierno, si parla anche di una prima teologia dei ministeri. Le prime comunità cristiane andavano organizzandosi e i discepoli iniziavano a suddividersi compiti, mansioni ed occupazioni per il Bene di tutti. Ed evidentemente, già allora, gli animi si raffreddavano, la vigilanza si allentava. Sono note le parole di Paolo a questo riguardo: 

Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore si diffonda e sia glorificata come lo è anche tra voi […] E riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore, che quanto vi ordiniamo già lo facciate e continuiate a farlo. Il Signore diriga i vostri cuori nell’amore di Dio e nella pazienza di Cristo.
Vi ordiniamo pertanto, fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, di tenervi lontani da ogni fratello che si comporta in maniera indisciplinata e non secondo la tradizione che ha ricevuto da noi. Sapete infatti come dovete imitarci: poiché noi non abbiamo vissuto oziosamente fra voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato con fatica e sforzo notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darvi noi stessi come esempio da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra di voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione. A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace. Voi, fratelli, non lasciatevi scoraggiare nel fare il bene. (2 Tessalonicesi 3,1.4-13)

Si spinge sempre più sull’acceleratore per avere tutto e subito. Fiorisce l’e-commerce, l’acquisto on-line e sfrecciano i corrieri a consegnare pacchi su strade sempre più affollate, tagliando aria sempre più inquinata. Per scelta vigile e consapevole preferisco recarmi di persona in un negozio e non perdermi il piacere di salutare chi vive parte della sua giornata dentro le mura di un negozio o esponendo il proprio corpo alle quattro stagioni nei mercati a cielo aperto, chiedendo magari un consiglio su ciò che mi serve, fidandomi dell’esperienza di chi con passione fa quel mestiere. E si fanno incontri bellissimi, dal sapore evangelico. M’è capitato proprio sabato scorso in una libreria nella cittadina più vicina al mio piccolo paese. M’è capitato ieri passando davanti ad una vetrina che esponeva quadri e opere di artisti. Ogni tanto entro e saluto queste persone che sento così vigilanti in merito alla cultura e alla bellezza… li sento così impegnati pure loro in questa grande vigilanza, in questa grande attesa del ritorno del padrone che i ha affidato tanta beltà. Ed erano, in principio, paradisi terrestri. E ora?

Mi sento di incoraggiarli e ringraziarli e, segretamente, benedirli fino a sera quando chiudendo gli occhi sulla giornata appena conclusa passo con l’anima a salutarli tutti nuovamente. Buonanotte, fratelli che vigilate anche voi in questo mondo! Buongiorno a tutti voi che anche oggi tendere il filo dei legami e saprete non allentare interesse per ciò che conta veramente nella vita. 

Andrea Cerquiglini, Giardini segreti.

Ho conosciuto proprio ieri, casualmente, in una bottega, questo artista. Sfogliate pure tra le sue pagine e le sue intuizioni, se volete: www.andreacerquiglini.com

Stamattina all’alba sono saltata giù dal letto

e mi sono inginocchiata alla finestra.

L’albero era immobile nell’alba grigia e silenziosa.

Ho pregato:

mio Dio, concedimi la pace grande e potente della tua natura.

Dammi pace e fiducia.

Fa’ che ogni mia giornata sia qualcosa di più

che le mille preoccupazioni per la sopravvivenza quotidiana.

E tutte le nostre preoccupazioni

per il cibo, i vestiti, il freddo, la salute,

non sono forse altrettante mozioni di sfiducia

nei tuoi confronti, mio Dio?

E non ci castighi forse prontamente – con l’insonnia,

e con una vita che non è più una vita?

Sono disposta a rimanere

tranquillamente coricata per qualche giorno,

ma allora voglio essere un’unica, grande preghiera.

Un’unica, grande pace.

Devo nuovamente portare la mia pace con me. 

(Etty Hillesum)


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Piccoli Pensieri (1)

Savina

“Fili intrecciati”…
Uno spettacolo teatrale recitato da persone disabili con l’aiuto degli educatori…
Una storia di relazioni tenute insieme da fili colorati che alla fine qualcuno, da una parte, avvolgeva in gomitoli e dall’altra, qualcun altro teneva stretto e teso il filo a significare che una relazione vive quando il filo che la collega rimane teso perché c’è attenzione e vigilanza fra le due parti..
Sono stati bravi gli attori, pur nelle loro difficoltà di esprimersi…
Ecco cosa Gesù in questi ultimi brani ci chiede… attenti, state pronti, vigilate perché è importante coltivare la mia relazione con voi e poco per volta il filo si accorcia… fino al giorno che ci incontreremo.
“Ma il Figlio dell’uomo quando tornerà sulla terra troverà ancora la fede?”
Queste parole di Gesù mi hanno sempre impressionato.
Signore, ti preghiamo, tieni teso Tu il filo della nostra relazione con te, perché così sapremo essere sempre in attesa di incontrarti.
Amen

21 Ottobre 2020

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