Sani e salvi

Data :3 Agosto 2021
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Dopo aver appreso della morte di Giovanni Battista voleva ritirarsi da solo ma la compassione per le folle stanche e affamate lo aveva trattenuto ancora. Dovette costringere i suoi discepoli a lasciarlo un po’ solo. Non capivano che Gesù stesso si nutriva in quel rapporto col Padre, proprio come l’uomo si nutre di pane. O forse, l’evangelista Matteo, trova un modo di raccontare cosa è accaduto ai discepoli stessi, ogni volta che hanno provato a vivere senza il loro Maestro. 

Salì sul monte, in disparte, a pregare. Probabilmente non lo abbiamo ancora capito pienamente: ritagliarsi del tempo in disparte per pregare è ciò che ci può salvare dalle più svariate forme di ostilità. Non trovare il tempo, pensare di non averlo, pare già la prima fatica da superare. Ma la fatica di chi sale sul monte vale più dell’affondare tra le onde. A sprofondare basta la paura. Per rendere difficile la traversata in mare basta che soffi un vento contrario, un vento ostile. Se la vita è come una traversata, possiamo comprendere quanto sia facile trovare vento ostile e onde alte. Un lamento, una mormorazione sono già vento che agita le acque.

Parallelamente al Vangelo, il libro dei Numeri ci fa ascoltare il lamento di Maria e Aronne, i fratelli di Mosé: essi provarono una certa invidia nel sapere che il fratello poteva parlare faccia a faccia con Dio. Lo ritennero un privilegiato e anch’essi, come il popolo, si lamentarono contro Mosé. Dissero: «Il Signore ha forse parlato soltanto per mezzo di Mosè? Non ha parlato anche per mezzo nostro?». Certo, in quel lamento il Signore non stava affatto parlando.

Quando il vento soffia ostile, quando la traversata mette in pericolo la vita stessa, è l’ascolto che deve intensificarsi. Il corpo è sballottato dalle onde, l’equilibrio si fa molto precario. È allora che ci si deve fidare dell’udito, più che della vista. Nella tempesta si vedono fantasmi ovunque e tutto ciò che appare spaventa. L’orecchio deve farsi più sensibile a quelle parole che hanno il potere di calmare la tempesta, che hanno la forza di non farci affondare. 

Se Mosè può parlare in nome di Dio, se Gesù può comandarci di stare a galla questo è frutto del loro ascolto, di quella fede che si materializza in un dialogo continuo con Dio, in tutta solitudine. Li chiamò a sé promettendo loro che li avrebbe fatti pescatori di uomini (Mt 4,19). Evidentemente non compresero neppure quell’espressione finché non capitò proprio a loro di dover gridare di mezzo alle onde.

Immagino quanto, per molti, sia sempre più difficile trovare quel tempo da passare in disparte. A volte è difficile anche per chi – come si dice – lo fa «di mestiere». Il Vangelo ci raggiunge anche così: a volte ci basta pensare e sapere che da quel dialogo col Padre, il Figlio di Dio ne esce ancor più motivato ad esserci accanto come un fratello compassionevole. È sempre sua l’iniziativa di venirci incontro, ancor prima che la nostra piccolissima fede, da sfoggiare in circostanze avverse, prenda i toni di un grido di paura o dica la nostra fame di quiete, la nostra sete di vivere sani e salvi.

A vedere Pietro sprofondare nelle acque subito dopo aver mosso miracolosamente qualche passo «in assenza di gravità», si comprende che la fede dunque non è l’olimpiade di chi riesce a fare più passi sulle acque. La fede è anzitutto comprendere che abbiamo obbedito ad una Parola che ci ha chiesto di prendere il largo e di osare una traversata. Si comprende solo durante il viaggio quanto sia decisivo lasciare che il Figlio di Dio salga a bordo con noi. E, dimentichi perfino dei passi fatti sulle acque (l’illusione di proprie forze o capacità su cui contare è sempre in agguato!), riuscire semplicemente a dire: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Non è Mosé che può parlare con Dio ad essere maggiormente privilegiato o favorito né Gesù sul monte può rallegrarsi di essere fuori dalla tempesta. Ciò che noi esattamente non comprendiamo, proprio come Maria ed Aronne, è che chi parla con Dio non può che ascoltare il suo invito a salvare l’uomo, a tendergli la mano.

Signore,
dacci la gioia di sapere che Tu
sei il Signore che ha regolarmente compiuto tutto,
e che fai ancora tutto quello che ci occorre.
Tu abiti fra noi, tuoi nemici,
senza per questo cessare
di essere giusto e misericordioso.
Vieni in nostro aiuto,
affinché noi e tutti gli altri con noi,
nella necessità, non cerchiamo altro aiuto
all’infuori del tuo.
Amen.

Karl Barth

Dal Vangelo secondo Matteo (14,22-36)

[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.

Un nuovo giorno è davanti a me.
Permetti, o Dio,
che nei travagli della quotidianità,
io possa riconoscere le possibilità
che mi vengono oggi offerte.
Tu sai che io sono facile allo scoraggiamento,
rafforza le mie capacità di riconoscere il bene.


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Piccoli Pensieri (4)

Emanuela

Vogliamo il privilegio di parlare con Dio, ma non siamo disposti ad ascoltare.
Vogliamo avere la possibilità di compiere i suoi stessi prodigi, ma dubitiamo.
Ma Lui, nella sua infinita pazienza stende ancora il suo braccio e ci salva dalle onde della vita.
Grazie Signore.

3 Agosto 2021
Arianna

In effetti ci sono cose che finché non si è costretti a fermarsi non si riesce a capire. Ma bisogna che lo stop duri abbastanza da permetterci di andar oltre l’umana irrequietezza, lasciare che il vuoto d’azione porti al vuoto di pensiero. Ecco che allora, nel silenzio delle preoccupazioni, si fanno strada pensieri nuovi. Si scorgono nuove prospettive, si assaporano nuovi aspetti della realtà, della vita ed anche delle relazioni. Senza nemmeno accorgersene, si apre la porta alla meraviglia e ci si ricarica di bellezza. Ma quanto è faticoso per noi esseri umani staccarci dalle nostre preoccupazioni! Eppure, almeno ogni tanto, dovremmo imparare a farlo.

3 Agosto 2021
Mary

È proprio vero, trovare tempo per la preghiera personale nella quotidianità è difficile, soprattutto se si è in tanti in famiglia. A volte ci si deve imporre un tempo stabilito. Nel mio caso la quarantena mi ha permesso di stare in ascolto e trovare i lati positivi anche in questa situazione avversa. Grazie a “santo amazon” sto leggendo un bellissimo libro di André Louf che mi sta tenendo compagnia “La vita spirituale”. LASCIA CHE DIO COSTRUISCA IL SUO TEMPIO IN TE, PER FAR CRESCERE L’UOMO SPIRITUALE.

3 Agosto 2021
serena

Sentiti nelle mani di Dio,
mani che ti accolgono,
ti sostengono, ti custodiscano,
e perchè no, ti accarezzino
queste mani del Signore siano il tuo rifugio,
la tua forza, la tua sicurezza, la tua casa
le Mani di Dio

( da una riflessione del Servo di Dio Anastasio Ballestrero – carmelitano scalzo)

3 Agosto 2021

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