Qui (pregare… ma ci si riesce?)

Data :28 Ottobre 2022
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Tentando un “diario di bordo” del Pellegrinaggio in Terra Santa 2022 – terzo giorno

E fu sera e fu mattina… mentre inizio a scrivere sono le 22.30 locali (un’ora in meno in Italia) di giovedì 27 ottobre. Il secondo giorno del nostro pellegrinaggio s’è da poco concluso. In genere la sera, dopo cena, non sono previste uscite. Le giornate sono intense di emozioni, gli occhi si fanno quasi ingordi di cose da vedere. Mente e cuore sembrano non saziarsi mai di cose da scoprire o riascoltare. Anche la bocca non disdegna di assaporare ciò che copiosamente è presentato sulle tavole dei nostri pasti. Non si parla di spreco. C’è abbondanza. Va detto che culturalmente – soprattutto qui – questo è segno di benedizione (la terra ha dato i suoi frutti generosamente) ed è segno di accoglienza… dai tempi di Abramo alle querce di Mamre, quando accolse i tre pellegrini misteriosi (Gen 18,1-9).

Semmai vi capitasse  di trovare a Nazareth proprio il giovedì sera, non rinunciata a passare il tempo della preghiera serale presso la Basilica dell’Annunciazione. Lì dove il Verbo s’è fatto carne, lì dove Dio ha fatto giungere ad una ragazza di un villaggio qualunque il suo messaggio, lì dove Dio ha fatto sapere ciò che sarebbe presto accaduto per il bene di tutti, si vive – nel giorno in cui si ricorda pure l’ultima cena di Gesù con i suoi – un tempo di adorazione eucaristica.

Tuttavia in questi luoghi santi, non si pensi di poter trovare la quiete, il silenzio, la tranquillità. Ci si deve preparare a condividere quegli spazi con numerosi altri pellegrini e se a tutto questo non ci si era preparati, ci si farà presto l’abitudine. Questo pare già uno dei messaggio che Dio rivolge a chi si fa pellegrino: qui accorrono popoli da tutte le nazioni, dai quattro angoli del mondo… sentire per le strade parlare e nelle chiese pregare o cantare in più lingue non può che far già pensare alla Pentecoste. Un solo Signore… ma quanti modi per rivolgersi a Lui, quante lingue per parlare di Lui!

Se dunque cercate un po’ di raccoglimento pur rimanendo in mezzo ad un mondo di gente (non si tratta solo di numeri ma di provenienze) questa preghiera non è da sottovalutare. C’è una liturgia, una ritualità che non varia sebbene possano variare i partecipanti alla preghiera: chi presiede la preghiera esce tenendo tra le mani, in modo ben visibile un Evangeliario, un libro impreziosito che raccoglie i Vangeli. Lo mostra ai presenti benedicendoli e poi, entrato nella casa-grotta ne esce portando tra le mani l’ostensorio contenente il Pane dell’Eucarestia, il Corpo di Cristo, il Santissimo Sacramento…. Il Verbo s’è fatto Carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi. Luoghi, parole e segni lo dicono senza sosta. Raccolti in cerchio attorno all’altare, nelle diverse lingue dei presenti si prega e si canta: arabo, italiano, inglese, francese, spagnolo. Con pazienza le letture si susseguono e ciascuno attende di ascoltare nella propria lingua. 

Non v’è dubbio: tra le più grandi opere di Dio c’è proprio questa sua capacità di comprendere tutti… nel senso di capirci tutti e ciascuno e nel senso di tenerci tutti insieme. Davvero dove due o tre sono riunioni nel suo nome, Lui è in mezzo a noi. Il Pane sull’altare, al centro… attorno tutti i figli di Dio in attesa di ricevere nutrimento, lezione e consolazione. 

A dire il vero tutta la giornata è stata densa di preghiera, senza forzature, nella più grande naturalezza. Già in mattinata, a Cana di Galilea, le coppie di sposi presenti hanno rinnovato le loro promesse di matrimonio. Sorridevo – e l’ho pure confessato ai presenti – pensandomi a dover fare qualcosa del genere in una delle nostre comunità parrocchiali: avremmo dovuto invitare con tanto di lettera per cercare qualcuno disposto a stare per un attimo al centro di una qualche attenzione; e magari organizzare per i partecipanti una riunione in preparazione alla celebrazione stessa perché siano minimamente introdotti e preparati a quanto sarebbe accaduto. E chissà quanto ancora d’altro. E invece tutto accade semplicemente… 

In mattinata la visita ai luoghi dell’Annunciazione si era conclusa –  in perfetta sincronia d’orario – con la quotidiana preghiera dell’«Angelus» alle ore 12. Ogni giorno si ricorda che qui, in questo luogo esatto, Dio ha dato inizio al compimento delle sue promesse. L’organo suona a raccogliere i presenti in un silenzio. Al suono delle campane tace l’organo per lasciare il posto al suo delle campane all’esterno. Pure chi è fuori, in città, e non può essere presente, è invitato o può sapere d’essere rappresentato da chi sta all’interno. Ora tutto è pronto perché con poche parole si ricordi il necessario.

Qui, tutto sembra accadere con una solenne semplicità. Non mancano trepidazione e sorpresa. La sorpresa di scoprirsi al centro di un’attenzione particolare che si chiama preghiera. Forse Dio ama agire proprio così nei nostri confronti: cogliendoci di sorpresa. Sento di poter sussurrare che la sorpresa potrebbe essere un’altra chiave di lettura di questo Pellegrinaggio. Dio non viene a noi per coglierci impreparati ma ama farci sorprese e la sorpresa più grande è scoprirci destinatari delle sue attenzioni, delle sue cure, delle sue promesse, delle sue parole. 

Maria stessa è sorpresa di quanto accadde nella sua casa. A Cana c’è sorpresa nel gustare l’acqua divenuta vino. In cima al monte Tabor c’è sorpresa davanti a quanto lì accade. Sorprende pure il fatto che celebrando in questi luoghi, nelle preghiere e nei testi biblici adattati all’uopo più volte ricorre l’avverbio di luogo QUI. E la sorpresa di esserci si rinnova in ogni luogo, in questi giorni, in diversi istanti. QUI, nella vita di ciascuno. 

 

Oggi, lasciando il luogo e gli anni della vita nascosta di Gesù, ci dirigiamo verso il luogo che Gesù ha scelto per dare inizio al suo ministero pubblico. In tutto circa tre anni di vita. Scenderemo a Cafarnao, a Magdala, a Tabga, saliremo la piccola collina ove Gesù pronuncerà il discorso della Montagna, le Beatitudini. Piccoli spostamenti in luoghi non troppo distanti l’uno dall’altro. È la Galilea delle Genti, il crocevia di commerci e di scambi fin dall’epoca: luogo dunque di contaminazioni, di perdizioni o luogo favorevole e strategico all’incontro? Qual’è l’identità dei nostri luoghi di vita? Dei nostri luoghi in cui passiamo gran parte della nostra vita attiva e pubblica? 

Gesù pare preferire l’opzione che prediliga l’incontro. È nell’incontro che si può meglio comprendere la propria identità. Chiederà ai suoi – proprio in questi luoghi – «E voi, chi dite che io sia?» (Mt 8,29). QUI, oggi, sarà ancora tempo e luogo di sorprese: «Seguite me. Vi farò pescatori di uomini viventi» (Mt 4,19). Dalla morte e dagli inferi- certo – solo Lui può salvare ma la sorpresa sta proprio nello scoprire quanta vita c’è nel cuore di chi vive accanto a noi. 

C’è una strada, tutta curve,
tra il cuore e la testa
Senza mappe, scorciatoie,
o un’area di sosta
A perdersi, io lo so bene,
basta niente, come in mare
Ma quando stavo per arrendermi,
mi hai insegnato a respirare.
Ora e qui, finalmente io
Riesco a dire che sto bene,
se trema un po’ la voce
Mi fermo e mi godo la luce,
anche fosse un istante, sì.
Ora e qui, riesco a crederci
Grido forte che sto bene,
domani poi, si vede
Questo è l’inizio del viaggio:
mi piace,
Vieni con me.

(dalla canzone «Ora e qui» di Yuman)


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Piccoli Pensieri (4)

Emanuela

La prima considerazione al ritorno dal viaggio in Terra Santa era proprio stata che non c’era stato molto tempo per fermarsi a pregare. La settimana di viaggio era stata intensa, piena di cose da vedere, sentire, assaporare; persino respirare l’aria densa e i profumi di quella terra.
Il regalo più bello (la sorpresa del Signore?) è stato scoprire che basta una preghiere, una frase di Vangelo, e basta chiedere gli occhi per ritrovarsi laggiù, sentire la brezza che spirava sul monte delle beatitudini o il canto delle cicale mentre celebravano la Natività a Betlemme.
E questo ancora oggi, a distanza di anni.
Questo è il mio QUI oggi…
Buona continuazione.

28 Ottobre 2022
Savina

Donare un sorriso è preghiera,
offrire un dolore è preghiera,
rendere grazie è preghiera,
contemplare le meraviglie del Suo Amore è preghiera,
cantare la speranza è preghiera,
accogliere l’altro è preghiera,
tendere una mano è preghiera,
chiedere lo Spirito Santo è preghiera,
immaginare di essere accanto a Lui ad ascoltare la Sua Parola è preghiera,
chiedere la luce del Suo Volto è preghiera,
chiedere la semplice fede degli umili è preghiera,
stare con gli ultimi è preghiera,
uscire da noi stessi è preghiera,
chiedere a Lui perdono è preghiera,
fai di noi strumenti di preghiera
perché Tu ci possa sorprendere con le Tue infinite attenzioni e benevolenze.

28 Ottobre 2022
Dania

Nel commento alla Pentecoste, nella recita del Rosario da Lourdes,viene detto che se dapprima i discepoli che vissero con Gesù, avevano paura di morire, con la discesa dello Spirito Santo, la loro paura è di perderLo. L’augurio per noi tutti è di vivere proprio con questa paura per poter continuare a cercarLo in ogni volto, in ogni battito d’ali, cambio di stagione o situazione. Sì arriverà a sentirsi così cercati da sempre e sul nostro volto non più la paura ma la gioia di averLo incontrato.
“Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»;
il tuo volto, Signore, io cerco”. “I nostri volti non dovranno arrossire” ma gioire, perché forza nella nostra debolezza sarà Lui, consolazione nel dolore, speranza nell’incertezza del nostro domani e Amore che non verrà mai meno.
Buon proseguimento a tutti i pellegrini

28 Ottobre 2022
Suor Bianca Agnese

Non ho potuto dire «Qui»… perche’non sono mai stata in Terra Santa perché per tanti anni in missione in altre terre di Dio. Ma il suo diario mi ha fatto vivere qui. Qui fortemente. Grazie don Stefano.

28 Ottobre 2022

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