Parola e sapienza

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Data :25 Novembre 2020
Giotto, Il bacio di Giuda, Cappella Scrovegni, Padova

Io ti prego, Signore, di donarmi una grande forza – quella del tuo santo Spirito – per sostenere questo piccolo giorno, per andare avanti di un piccolo passo sul grande cammino verso di Te. Amen.

(Ernst Ginsberg)

Dal Vangelo secondo Luca (21, 12-19)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Pare che l’evangelista Luca voglia qui anticipare i contenuti del suo prossimo libro, gli Atti degli Apostoli. È evidente. Basterebbe anche solo leggere la vicenda del diacono Stefano, del suo martirio, per essere certi che  queste parole che Luca pone sulla bocca di Gesù sono già affidabili e ad esse ci si può saldamente appoggiare. In ogni caso è la vicenda stessa di Gesù che si profila all’orizzonte.

Non ci saranno solo terremoti, carestie, pestilenze e segni grandi nel cielo che se non ti toccano da vicino tutt’al più ti lasciano sgomento. Ad un certo punto, la tensione si potrebbe fare ancor più palpabile e i problemi non saranno solo fatti di cronaca che avvengono qua e là nel mondo, bensì qualcosa di molto vicino, che riguarda proprio i discepoli in prima persona: le mani addosso o gli strattoni di chi trascina li sentiranno proprio loro. Prima ancora di sapere come finirà la vicenda terrena del Maestro, i discepoli sono già avvertiti perfino della loro sorte. Se hanno trattato così il Maestro di cosa dovrebbero illudersi i discepoli?

Quando accadono persecuzioni, Lui promette di darci parola e sapienza. E cosa te ne fai di parola e sapienza mentre ti stanno trascinando dove tu non vorresti? Non poteva assicurare forza nelle braccia per divincolarsi e gambe agili per scappare, o corpi che diventano pesanti come piombo tanto da non riuscire a smuoverli? E perfino il mondo degli affetti, delle relazioni che hanno generato alla vita si faranno minacciose e mortifere. Il cerchio si restringe sempre più, i panni stringono, il sangue scotta nelle vene.

Il Maestro, che aveva superato la legge del taglione, non chiede ai suoi discepoli di stare nella prova e nella persecuzione con gli stessi atteggiamenti di chi li sta perseguitando. Parola e sapienza sono la risposta alla persecuzione. Una parola che viene dall’alto, che non è frutto di umani accorgimenti o arrangiamenti. Parole che lascino senza parole! Mi vien facile pensare alla cattura di Gesù nel giardino degli Ulivi. Una folla con spade e bastoni, come se dovessero catturare un brigante. E poi quella domanda: “Chi cercate?” Cercavano Gesù, il nazareno, e quando disse: “Sono io“, l’altro Vangelo annota che subito i soldati indietreggiarono e caddero a terra (Gv 18,6). Un dettaglio non da poco conto per delle guardie che sembrano smascherate in tutta la loro debolezza o che improvvisamente paiono convertite in un gesto di adorazione, come Mosé che davanti al roveto ardente e a quella voce che diceva: “Io sono” indietreggiò coprendosi il volto, togliendosi i sandali.

Mentre Giuda con un bacio indicava l’oggetto dell’umano desiderio di vendetta, tradendo il significato stesso di un bacio, Colui che prese su di sé il peso del male, faceva uscire dalle sue labbra le parole che abitano nel cuore di Dio chiamando “amico” colui che stava tradendo. Non farà più grandi discorsi, non racconterà più parabole, né le sue parole occuperanno pagine e pagine. Ormai pochissime parole, come un divino ed essenziale vocabolario, una grammatica degli affetti: “Sono io“. È la parola che assicura presenza, vicinanza. È la parola che toglie ogni dubbio, quel dubbio che assalì perfino Giovanni il Battista quando si trovava in carcere:  “Ma sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?” (Mt 11,3)

E quella parola: “Amico” rivolta all’Iscrariota… diventa la prova incarnata di quanto poco prima aveva detto nel cenacolo: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi” (Gv 15,15) Ed è questo il motivo per cui sarà ancora Lui stesso a darci parola e sapienza per resistere ai nemici. Questa parole che il Signore metterà sulle labbra dei suoi discepoli nel tempo della prova e della persecuzione è anzitutto testimonianza della Sua stessa fedeltà a quanto promise ed è prova che le sue parole, raffinate nel crogiolo della Sua passione, sono affidabili, stabili e immutabili.

Parola e sapienza hanno dunque a che fare con le labbra e più profondamente con il tesoro del cuore. Come la parola “adorazione” che rimanda, lei pure, a bocca e labbra. “Ad oris“… che significa “sulle labbra”. Quella parola e quella sapienza che Egli ha promesso di dare ai suoi discepoli in tempi difficili sono davvero la prova che Dio non si trova nei segni di grandi sconvolgimenti terrestri. Piuttosto Egli si posa sulle labbra di chi nel cuore del suo tesoro ha conservato e custodito la Parola. Come il profeta Isaia che racconta della sua vocazione proprio come fosse un rito di purificazione delle sue parole e delle sue labbra (Is 6,1-13); come Maria di Nazareth che serbava nel cuore le parole dell’angelo e del vecchio Simeone.

Una cara e anziana signora del mio paese natale, Maria (detta “toscana” per le sue origini) mi consegnò un giorno una poesia che lei stessa aveva scritto. Titolo: “Dio, dove lo vedo io”. Un dettaglio: la signora aveva già all’epoca dei seri problemi di vista.

Negli occhi stupendi dei bimbi
negli occhi tristi dei moribondi
Nell’azzurro immenso del cielo,
nel chiaro lucente della luna e delle stelle,
in tutte le cose belle.
Nei prati, nei boschi, 
Dio, dove lo vuoi, lo trovi.
Lui è forte e mi segue
Lui è grande e mi vede
Lui è invisibile e mi tocca
quando lo prego è con me ed esce dalla mia bocca […]

Tu, Signore, sei luce alla mia lampada;

il mio Dio rischiara le mie tenebre.

Con te mi lancerò contro le schiere,

con il mio Dio scavalcherò le mura.

La via di Dio è diritta,

la parola del Signore è provata al fuoco;

egli è scudo per chi in lui si rifugia.

Infatti, chi è Dio, se non il Signore?

O chi è rupe, se non il nostro Dio?

Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,

a tua destra mi ha sostenuto,

la tua bontà mi ha fatto crescere.

Hai spianato la via ai miei passi,

i miei piedi non hanno vacillato.

(salmo 18, 29-33.36-37)

 

Con tutto il mio cuore ti cerco:

non lasciarmi deviare dai tuoi comandi.

Ripongo nel cuore la tua promessa

per non peccare contro di te.

Benedetto sei tu, Signore:

insegnami i tuoi decreti.

Con le mie labbra ho raccontato

tutti i giudizi della tua bocca.

Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia,

più che in tutte le ricchezze.

Voglio meditare i tuoi precetti, considerare le tue vie.

Nei tuoi decreti è la mia delizia,

non dimenticherò la tua parola.

(salmo 119,10-16)


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Piccoli Pensieri (1)

Patrizia

Sempre fiduciosi del Tuo amore e della tua vicinanza, nonostante le assurde logiche del mondo, continuiamo umilmente a testimoniare anche con la nostra vita, che un’altra via è possibile.

25 Novembre 2020

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