Non chiese: «Chi è mio Padre?»

Data :20 Luglio 2021
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Parlava alle folle perché da questo gruppo non troppo definito venissero alla luce persone e relazioni maggiormente qualificanti. La folla è anonima, cangiante, simile ad una bandiera la vento. Uscire dalla folla è prendere posizione, è avere una propria identità, un proprio pensiero, una responsabilità e dei legami meglio definiti.

I pochi versetti che oggi meditiamo, sono presenti anche nel Vangelo di Marco e di Luca (Mc 3,31-34; Lc 8,19-21). In mezzo alla folla si fanno strada i parenti di Gesù che vengono dal paese a prenderlo per riportarselo a casa perchè – dicevano – è fuori di sé. A motivo di quanto dice e di quello che fa – pure in giorno di sabato se capita – si esponeva troppo al pericolo e rischiava di essere presto eliminato. 

Nella versione di Matteo non c’è questo accento al pericolo che Gesù corre. La madre e i fratelli di Gesù vorrebbero solo parlargli. Forse una scusa come un’altra per distoglierlo proprio dai discorsi che lo esponevano non poco… forse per riferirgli di cose udite nel mezzo della folla. Forti di una presunta vicinanza (un legame di sangue o il semplice fatto di provenire dallo stesso paese) si può perfino credere di avere maggior diritto di parola, di poter parlare più liberamente o senza raggiri. Se poi avessimo pure la convinzione di essere ascoltati proprio in virtù di quel legame parentale, allora saremmo proprio fuori strada, lontani da Lui. 

Non chiese: «Chi è mio Padre?». Lui e il Padre erano una cosa sola. In terra sosteniamo l’idea che solo della madre si ha certezza perché un figlio nasce sempre da un grembo. Come può improvvisamente chiedere «Chi è mia madre?». E ancora: «Chi sono i miei fratelli?». Allora nemmeno chi ha partorito può rivendicare diritti o avanzare privilegi rispetto al figlio stesso. Quale grembo può dirsi materno per Gesù? E da quale grembo nascono dunque i suoi fratelli? Gesù non nega certo i rapporti di sangue e le parentele, tuttavia essi costituiscono solo il punto di partenza, il segno che da inizio ad un cammino personale di ricerca della propria identità: cosa sappiamo di noi quando si nasce? Che siamo figli, che potremmo anche già trovarci attorno dei fratelli, ma ciò che saremo veramente risulta un mistero perfino al grembo che ci ha generato. 

Il corpo di un figlio cresce per il cibo che riceve ma anche per le parole di cui si nutrirà. L’ascolto precede sempre il saper parlare. Nasciamo infanti, cioè senza parola e, ascoltando, diamo forma al nostro essere, alla nostra personalità, alle relazioni di cui siamo fatti. Laddove non c’è ascolto risulta difficile comprendere quale tipo di legame si possa instaurare. 

Alla domanda segue un’affermazione precisa accompagnata da un gesto che illustra: tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Le sue parole chiamano dalla massa informe della folla ad uscire verso una più precisa collocazione nel mondo. La parola da forma a nuovi legami, a nuove relazioni e ci aiuta a definire meglio i nostri rapporti. Dove non c’è più capacità di ascolto e dove c’è mutismo (che è ben diverso dal silenzio!) ci sentiamo maggiormente smarriti. L’ascolto della Parola di Dio permette a ciascuno di non smarrirsi, di non perdere questa identità di figli che il Padre stesso ha ben definito rivolgendoci sempre una parola e attendono il momento in cui noi stessi ci disponiamo all’ascolto. Quella mano tesa definisce come quando si indica una direzione, una strada da percorrere. Nelle nostre mani c’è la possibilità di custodire questa relazione di figli, di fratelli e pure di madre, se accogliendo in un cuore docile la Parola, siamo disposti a trasformarla in materia visibile, tangibile.

O Dio,
la terra non può contenerti
né il cielo racchiuderti.
Vorrei renderti libera la via
verso il mio cuore,
affinché cielo e terra si uniscano qui,
dove sono,
come si sono riuniti in Cristo.

Dal Vangelo secondo Matteo (12,46-50)

In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.
Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti».
Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».

Cio che ti dice oggi
tu lo capirai domani.
Se vuoi scendere nelle viscere umane,
è la tua guida.

Padre grande!
Qui fuori, nel mondo;
uno è forte, l’altro è debole;
uno vince, l’altro perde,
uno è luce, l’altro tenebra,
uno è salito, l’altro dannato.
Uno danza per mascherarsi,
l’altro si trucca per nascondersi.
uno urla per paura,
l’altro tace per complicità.
Ma qui, dentro la tua Chiesa,
intorno al tuo altare
siamo tutti così deboli e impotenti,
così inutili e frantumati
qui, davanti a Te,
unico, potente e necessario.

(Ruggero Marini)


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Piccoli Pensieri (1)

Anna

“Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”
Penso con delicatezza ai figli adottati, con dolore ai figli già in cielo, con apprensione ai minori stranieri non accompagnati…
Recito lentamente la preghiera del Padre nostro e vi trovo serenità, consolazione, speranza e una grande risposta: Dio è Padre ma anche Madre!

20 Luglio 2021

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