Le ragioni dell’Altro

Data :27 Settembre 2022
Commenti: (3)

Aprimi, o Signore,
il sentiero della vita
e guidami sulle strade dei tuoi desideri;
insegnami i paesi della tua dimora
e fa risplendere ai miei occhi
la mèta delle mie fatiche.

Dal Vangelo secondo Luca (9,51-56)

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme.
Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.

Un fuoco dal cielo scenderà. Mentre il giorno di Pentecoste stava per terminare. Un fuoco scenderà non certo per consumare quei Samaritani che non vollero accogliere Gesù mentre si dirigeva verso Gerusalemme.  Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano, e andarono a posarsi su ciascuno di loro. Così furono tutti ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro di esprimersi (At 2,3-4). Il fuoco di Pentecoste piuttosto riavvicinò i lontani in un’intesa di linguaggi e di intenti, tanto che i presenti si chiedevano: «Com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? … e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio» (At 2,9.11)

Il fuoco di Dio se viene del cielo è per ridare calore alla speranza di un’intesa e non per castigare, per punire secondo quel desiderio di vendetta da cui nemmeno i discepoli del Vangelo sono esenti. Una ragione c’era in quel rifiuto tanto che Gesù non ne sembra affatto sorpreso. L’evangelista, per aiutare la nostra comprensione, annota le ragioni di quel rifiuto. Probabilmente nulla di personale contro Gesù che non perdeva occasione di parlare bene di quei samaritani che ora non volevano accoglierlo. Alla radice di quel rifiuto c’era piuttosto un’inimicizia storica nei confronti di Gerusalemme e dei suoi abitanti.

Andare a Gerusalemme doveva suonare agli orecchi dei samaritani un’implicita dichiarazione di distacco da chi rivendicava il diritto di adorare Dio su un altro monte senza dover salire unicamente al monte di Sion, il monte della Città Santa. La questione è accennata nel Vangelo di Giovanni nel dialogo che Gesù ebbe con la Samaritana. «Credimi, donna – le disse – è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre» (Gv 4, 21). Proprio nel Vangelo di Luca, davanti a scribi e farisei di Gerusalemme, Gesù aveva voluto raccontare parabole nelle quali i Samaritani erano portati come esempio di attenzione e di bontà. I Samaritani non potevano di certo saperlo che di loro Gesù aveva una buona considerazione e non li avrebbe mai disprezzati né odiati. I discepoli, che quelle parabole le avevano intese, non si capacitavano dunque di quel rifiuto nei confronti del loro Maestro, rifiuto operato proprio dai Samaritani. 

Gesù era diretto a Gerusalemme. Poco importava il sapere le ragioni di quella salita alla Città Santa. Bastava pronunciare la parola «Gerusalemme» per rimettere in circolo tutto l’astio e, d’istinto far chiudere tutte le porte dei samaritani. Le ragioni dell’altro non sempre sono identiche alle nostre. Forse basterebbe avere il tempo e il coraggio di ascoltarle, soprattutto se queste ragioni non sono affatto note o se sono radicati in fatiche e tensioni ataviche.

Non meravigliamoci dunque del rifiuto dei Samaritani. Non scandalizziamocene come fecero i discepoli ma semplicemente interroghiamoci sulle ragioni che spinsero Gesù a prendere la ferma decisione di andare a Gerusalemme. A Gerusalemme stava andando per essere elevato da terra ma questo lo sappiamo meglio noi dei discepoli. In fondo a Gerusalemme trovò un rifiuto ben maggiore: fu sospeso da terra sulla croce, segno di questo più grande rifiuto. E tutto accadeva a Gerusalemme… la città che avrebbe dovuto attendere i suoi figli come una madre li accoglie per consolarli… perché così cantavano i profeti. Mossi da queste parole i pellegrini muovevano i loro passi. Anche Gesù si incamminò verso Gerusalemme, per il pellegrinaggio della sua vita, per quel cammino che chiede a ciascuno di uscire da sé per andare incontro all’altro. Comprese le ragioni del rifiuto dei Samaritani e compreso cosa gli sarebbe accaduto a Gerusalemme, non rimaneva che amare entrambi fino alla fine, non rimaneva che dare la vita per gli uni e per gli altri. Questo linguaggio rimane duro, certo. Eppure ad ascoltarlo bene lo potrebbero capire entrambi, proprio come accadde nel giorno in cui scese il fuoco dal cielo, non per consumare la vendetta per consolare chi piange incomprensioni. Lo Spirito del Signore già da tempo riposava su Gesù ed egli ben sapeva, chiudendo un giorno il rotolo del libro che gli fu dato nella sinagoga di Nazareth, quale fosse la sua ragione di vita: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato
con l’unzione, mi ha mandato ad annunciare ai poveri il lieto messaggio
e a risanare chi ha il cuore affranto» (Lc 4,18). Qui sono da ritrovare le ragioni della vita stessa di Gesù, il senso e lo scopo del suo andare di città in villaggi, del suo parlare bene dei samaritani e del suo salire a Gerusalemme. 

Signore,
fammi buon amico di tutti.
Fa’ che la mia persona ispiri fiducia:
a chi soffre e si lamenta, 
a chi cerca Luce lontano da Te;
a chi vorrebbe cominciare e non sa come;
a chi vorrebbe confidarsi
e non se ne sente capace.
Signore aiutami,
perché non passi accanto a nessuno
con il volto indifferente, 
con il cuore chiuso,
con il passo affrettato.
Signore, aiutami ad accorgermi subito:
di quelli che mi stanno accanto; 
di quelli che sono preoccupati e disorientati;
di quelli che soffrono senza mostrarlo; 
di quelli che si sentono isolati senza volerlo.
Signore,
dammi una sensibilità 
che sappia andare incontro ai cuori.
Signore,
liberami dall’egoismo, 
perché Ti possa servire,
perché Ti possa amare, 
perché Ti possa ascoltare 
in ogni fratello
che mi fai incontrare. 

(Preghiera attribuita a san Vincenzo de’ Paoli
o comunque della sua congregazione religiosa, i vincenziani)


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Piccoli Pensieri (3)

Savina

Dalla riflessione di oggi:
“Il fuoco di Dio se viene del cielo è per ridare calore alla speranza di un’intesa e non per castigare….”
E ancora:
“Le ragioni dell’altro non sempre sono identiche alle nostre. Forse basterebbe avere il tempo e il coraggio di ascoltarle, soprattutto se queste ragioni non sono affatto note o se sono radicati in fatiche e tensioni ataviche.”
Rimango stupita dal constatare come le riflessioni spesso si intreccino tra loro arrivando da strade diverse, ma portando uguali conclusioni.
Stasera mi sono accorta che le parole riportate ben si adattano al mio impegno in caritas.
Non è facile “fare carità” dove fare deve essere cambiato in “essere carità” e dunque non sono le azioni che “fai” per aiutare ma come ti poni, come cerchi di “essere” nei confronti di chi vuoi aiutare.
E, dunque, nella relazione di aiuto cerchi di conoscere e comprendere le ragioni dell’altro, anche se tante volte sono ragioni sbagliate.
È una forma di rispetto, dal quale partire per consigliare, correggere, aiutare in modo proficuo.
Se conosci le ragioni, meglio capisci le situazioni.
E qui l’intervento del fuoco dello Spirito Santo che ci aiuta a trovare l’intesa, che ci fa comprendere il linguaggio l’uno dell’altro.
Forse sono andata fuori tema rispetto al brano di Vangelo, ma mi sembra di capire che Gesù ben teneva in considerazione le ragioni degli altri.

27 Settembre 2022
Emanuela

La reazione degli apostoli di fronte all’ingiustizia è in fondo molto umana.
Chi di noi di questi tempi, davanti alla guerra, alle stragi nelle scuole, ai femminicidi, non ha pensato: perché Dio non interviene e ci libera dei responsabili di tutto ciò?
Sicuramente è tema da meditare ed approfondire.

27 Settembre 2022
Pat

“Prese la ferma decisione…”. Mi fa venire in mente quando ho poca voglia di fare qualcosa, ma so che devo farla, che voglio farla, ma mi trattiene, se non la pigrizia, l’inerzia di lasciare lì quello che sto facendo per volgermi ad altro. Non credo che sia stato facile per Lui abbandonare il ruolo di maestro itinerante ed ascoltato, ringraziato per le guarigioni che operava, ricevuto anche dai potenti e ricercato dai poveri, per avviarsi alla città che rappresentava la sua croce. Ha scelto di andare, ma fino all’ultimo ha pregato perché potesse essere possibile evitare, pur accettando la Volontà.
E poi mi stupisce la fede dei discepoli, così convinti della Sua potenza da immaginare di poter chiedere a Dio di mandare un fuoco dal cielo per punire Samaria…
Non chiedono il permesso per menarli, castigarli in qualche modo, no, addirittura un fuoco dal cielo! E quanto grande Lui, che non maledice, non lancia anatemi, ma prende un’altra strada…
IO faccio così? Se qualcuno mi critica o mi rifiuta accetto e non mi arrabbio, non lo insulto? Mi rendo conto che a volte sono stata tentata di augurare a chi mi faceva del male di incontrare sulla sua strada qualcuno che gli somigliasse…

27 Settembre 2022

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