Le pietre non divennero pane. Lui sì!

Data :30 Ottobre 2022
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Tentando un «diario di bordo» del Pellegrinaggio in Terra Santa 2022 – quinto giorno

All’alba, prima di lasciare Nazareth ci rechiamo al «Monte del precipizio» luogo evangelico: dalla sinagoga fin qui gli abitanti di Nazareth spinsero Gesù per gettarlo al di sotto… ma egli – dice il Vangelo – passando in mezzo a loro si mise in cammino (Lc 4,30). Un punto panoramico ove gettare lo sguardo e fare già un piccolo riassunto panoramico circa i luoghi già visitati nell’alta Galilea. Poi uno sguardo nella direzione del nostro viaggio, un invito a guardare in avanti, verso la valle del Giordano. In pochi chilometri il paesaggio cambierà rapidamente: le città si fanno rare lasciando il posto ad accampamenti di beduini; la terra rossa si fa chiara, chiarissima; greggi di pecore e mucche sono condotti al pascolo di buon mattino. Pascoli di erbe che dal colore giudicheremmo secche, già bruciate dal sole, sono in realtà ricche di nutrienti per gli animali che vi pascolano. Anche le specie vegetali hanno il loro daffare per adattarsi e resistere in questo habitat. 

Quanto poi le profezie annunciavano – che cioè il deserto sarebbe fiorito – ecco che questa parola viene presa alla lettera. L’acqua piovana – per quanto ridotte possano essere le precipitazioni – scende copiosa aprendosi tra le rocce strade e varchi. Gli uomini che vivono qui hanno studiato nei secoli sistemi di canalizzazione per raccogliere l’acqua. Ci sono piantagioni estesi di datteri e di banane per chilometri. Polo oltre, il paesaggio cambia ulteriormente fino a diventare completamente un deserto di rocce, massi e sassi. Nulla di più. Non c’è pane nel deserto. 

Una sosta a Gerico, oasi nel deserto. Ai piedi del «Monastero delle tentazioni» riascoltiamo il racconto delle tentazioni di Gesù. È lo Spirito che spinge Gesù nel deserto. Il diavolo a suon di citazioni bibliche parla con Gesù.

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”»… (Mt 4,1-4)

A suon di citazioni scritturistiche il diavolo tenta Gesù e pure proprio il demonio dice le cose più vere: egli è davvero il Figlio di Dio e prima ancora che gli uomini lo comprendano e lo conoscano, il diavolo già sa chi ha di fronte e a chi sta tendendo le sue insidie. «Non parlateci voi col diavolo! – consiglia schiettamente la nostra guida – Lasciate che sia Gesù solo a rispondergli. Al massimo, quello che voi potete fare quando siete tentati è di invocare il nome di Gesù, perché sia Lui, Parola di Dio fatta carne a rispondere a tono e zittire il demonio».

C’è una lotta interiore, spirituale che l’uomo affronta ogni giorno. Il nostro compito è anche quello di imparare a discernere gli spiriti, quei pensieri che ci attraversano e non solo a far previsioni meteorologiche guardando l’aspetto del cielo e della terra. Da dove vengono quei pensieri che ci attraversano, quegli spiriti muti che a volte ci posseggono? Quando sentiamo che non appartengono al nostro temperamento, alla nostra indole, al nostro carattere, quello è già il segno che sono opera di un altro, un nemico, un divisore. Dar da mangiare a questi pensieri, dargli fiato non fa altro che aumentare in noi strane illusioni che presto si trasformano in idoli da adorare. Le pietre non sono pane, non lo diventeranno mai… ma follemente potremmo illuderci riguardo al «potere» o pensare che con niente potremo campare comunque. Il fatto è che per vivere l’uomo ha bisogno di pane e di parole. L’uomo ha bisogno d’essere riconosciuto, chiamato per nome.

Nei secoli sono fioriti monasteri in questi luoghi: qui uomini di Dio si allenano a discernere gli spiriti, diventano profondi conoscitori di se stessi e dunque dell’umano. Diventano maestri delle cose dello Spirito.

La giornata prosegue scendendo sempre più nelle profondità della terra. Qumran, il Mar Morto e il sito ove Gesù fu battezzato da Giovanni. Qui ricordiamo il nostro battesimo. Ora non resta che risalire la valle del fiume Giordano per raggiungere Betlemme, passando per Gerusalemme. Al tramonto del sole una sosta nel deserto, in due punti panoramici. È l’occasione di ascoltare le parole tratte dal libro del profeta Osea:

Ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. […] In quel tempo farò per loro un’alleanza con le bestie della terra e gli uccelli del cielo e con i rettili del suolo; arco e spada e guerra eliminerò dal paese; e li farò riposare tranquilli.
Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore. (Os 2,16.20-22)

Il deserto è il luogo dove sperimentando solitudine può crescere il desiderio d’appartenere a qualcuno, il luogo per desiderare che Qualcuno ci parli. Non il tentatore e nemmeno le nostre illusioni o le nostre disillusioni. Dio conduce nel deserto non perché il deserto sia un luogo romantico. Davanti alle infedeltà del popolo e degli uomini, Dio piuttosto che dare sfogo alla sua collera, desidera piuttosto far conoscere la fedeltà del suo amore e sceglie di rimanere fedele a se stesso, alle sue parole divenute per noi promesse, fedele al suo santo nome che è Misericordioso e pietoso. Dio non può far altro che misericordia: così facendo Egli si fa conoscere per ciò che Egli è veramente. E pure all’uomo basterebbe ricordare di rimanere fedele a se stesso: Adamo, il terrestre dal soffio divino, immagine e somiglianza di Dio. La compassione e la carità del buon samaritano raccontati nella celebre parabola ambientata proprio su queste strade deserte, ci riporta alla nostra vera identità. 

Nel deserto, terminate le nostre riflessioni e i nostri momenti di meditazione, siamo subito raggiunti da gruppi di beduini: figli e padri. Ritrovo il piccolo che s’era seduto accanto a me nel 2018. Dal mio cellulare, mostro ad un giovane padre una fotografia ed egli riconosce subito uno dei suoi figli: lo chiama a sé e il ragazzo, obbedientissimo, corre a lui. È cresciuto. Tiene un braccio legato al collo. Forse una caduta. Chiedo pure dell’uomo più anziano e mi dice che quello era suo padre. È morto. Lo dice come di qualcosa ormai lontano nel tempo. Fatica a datare. Intuisco che nel deserto la percezione del tempo che passa e della morte sono tutt’altra cosa. Poi improvvisamente mi chiede se ho delle caramelle per i suoi figli. Un amaro ricordo risveglia in un qualsiasi figlio il bisogno di dolcezza… come se non volesse più parlarne, come se volesse cambiare discorso. Ho capito! Qui non ci si volge troppo indietro. Qui si guarda molto più in avanti sebbene – oseremmo dire dal nostro inorgoglito mondo occidentale – campano troppo alla giornata. Quel figlio divenuto padre sa bene qual’è il suo compito ed è esattamente quello di far crescere quel numero incredibile di figli che subito ci attorniano come i piccoli pesci nel lago di Tiberiade che guizzavano attorno alle nostre caviglie. Anche il Padre che sta nei cieli sa bene qual’è il suo compito nei confronti dei suoi figli in terra. Chiamarci alla Vita, farci venire alla Luce.

Nel senso del pane sta racchiusa l’immagine del nutrimento, della crescita. Il pane lo si cerca e lo si mangia per vivere. Non il pane frutto di illusioni ma il pane frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Per quel pane anche i piccoli sono educati a lavorare e non ad accantonare. Ai pellegrini di passaggio vendono piccoli braccialetti da un euro. È da anni che costano solo un euro! Qui non c’è il caro vita, qui non c’è inflazione alcuna, non ci sono speculazioni. Alla sera, sotto un unico tetto in lamiera, li immagino svuotarsi tutti le tasche – piccoli e grandi – e posare lì in terra il guadagno di una giornata. Nelle decine di baracche adagiate negli avvallamenti del deserto, messe a riparo le greggi al termine della giornata, la liturgia più sacra non potrà che essere la medesima di sempre: la condivisione del pane. 

Ormai siamo alle porte di Gerusalemme. Anche Gesù doveva giungere fin qui ed è per questo che noi stiamo salendo alla Città santa che ancora non ha pace. La sera prima di morire, raccolte le sue pecorelle, anche Gesù condivise con loro il Pane. Rinunciò a trasformare le pietre in pane, ma volentieri diede se stesso facendosi tutto a tutti, come Pane. Ma ora eccoci a Betlemme, cittadella il cui nome significa «Casa del Pane». C’è una mangiatoia dentro la quale Maria adagerà suo figlio avvolgendolo in fasce. Veniva alla Luce il Figlio di Dio, buono come il Pane. Si compiono le parole dei profeti:

Il popolo che camminava nelle tenebre  ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia,  hai aumentato la letizia. […] Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. (Is 9,1-2.5)

Principe della Pace!

i pellegrini al monte del precipizio all’alba di sabato 29 ottobre

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Piccoli Pensieri (2)

Dania

Oggi nella sua omelia Don Mauro ha esordito dicendo che “noi siamo il pensiero di Dio fatto carne” ed io stasera aggiungerei anche fatto pane, ogni volta che facciamo del pane per donarlo o ci facciamo pane, per donare un po’ di noi stessi agli altri. E lo avranno saputo bene la mia nonna Natalina ed ancor più mia mamma che, da ragazzina, in moto al suo Garelli (diventato mia triste eredità una volta adolescente) consegnava il pane alla gente di Urgnano. Io sono nata lì, in mezzo al profumo del pane e poco più che neonata, ancora ignara di tutta quella preziosità, venivo messa ora in una cesta ora in un’altra. Ed oggi sono a chiederTi Signore di continuare a mostrarci ogni giorno come farci pane.
Accorrendo mendicanti alla Tua mensa scopriremo quale grande tesoro abbiamo tra le mani e forse riusciremo a comunicarlo ad altri, senza fare grandi cose… basterà rendere grazie ogni giorno!

30 Ottobre 2022
Maria Rosa

Grazie di questo aggiornamento giornaliero del pellegrinaggio e grazie per il titolo.
Le pietre no ma Lui si fa pane!!!
Abbiamo bisogno di sentircelo dire perché le giornate non sempre sono nella pace, ma un Pane c’è e ci sostiene anche nelle tentazioni.
Buon proseguimento.

30 Ottobre 2022

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