La torta di San Biagio (questa non è una ricetta)

Ieri sera sono rientrato più tardi del solito. O per dire meglio: ieri sera sono uscito di casa. Sto vivendo con una comunità parrocchiale un tempo di preparazione alla festa della Madonna di Lourdes. E così sarà per alcune sere. Qui, invece, nel paese dove vivo, è festa proprio oggi. Un filo invisibile lega questo paese a quello in cui sono nato. Un dolce locale, la «torta di san Biagio» – ricetta segreta – è un dono giuntomi alla vigilia dai vicini di casa. Ha l’aspetto di una crostata ma al posto della marmellata c’è un impasto che –  mi si racconta – viene preparato parecchi giorni prima nelle case o da gruppi di donne che si trovano assieme. Il composto calorico deve «macerare» perché tutti i sapori e i gusti imparino a rispettarsi ed esaltarsi a vicenda: vi riconosco mandorle, noci, frutta secca, della vaniglia, probabilmente del miele e degli amaretti… Legenda locale vuole che ogni famiglia ne prepari un discreto numero e che poi tutte queste torte vengano donate. È di buon auspicio, dicono. Siamo sempre lì: ai confini del sacro, ai limiti della superstizione. Resta pur vero – credenze popolari o no –  che la condivisione e il dono sono di buon auspicio davvero. Direi piuttosto che dove c’è dono e scambio di doni c’è Vangelo. Non conoscendo ancora la ricetta, mi limito ad impastare il pane. La sveglia di stamattina è suonata per cuocerlo così da poterlo offrire a mia volta al vicinato. 

Rientrato poi dalla celebrazione delle ore otto, la prima delle tre previste secondo l’orario domenicale, eccomi qui. La chiesa era piena. I santi patroni fanno fare ancora il pieno. Dato di fatto! Prendiamolo per buono. Ci vorrà ancora parecchio tempo prima di comprendere il mistero dell’incarnazione, di Dio che si fa uomo e vive con noi. Gesù Cristo pare spesso così lontano ancora dalla vita della gente… e se appena provi a svelarne l’umanità… spesso ti senti dire, in difesa della sua divina singolarità: «… eh ma certo! Era figlio di Dio!». Così l’uomo si avvicina(va) più spontaneamente a coloro che, ad un certo punto, chiamiamo santi, senza nemmeno accorgerci che la loro santità altro non fu che incarnazione nel loro presente di una pagina, una riga, un versetto di Vangelo. E fu proprio per quel singolare modo di essere presenti al loro tempo che permette a noi di saperli ancora come potenti intercessori al nostro vivere, soprattutto quando è faticoso. Compagni di viaggio, testimoni che ci ricordano che il Vangelo è vivibile, riproponibile, traducibile…. ma, attenzione… sempre ad un certo prezzo! Cosa possa costare il materiale per tutte le torte di san Biagio che ogni famiglia prepara non saprei proprio dirlo. Uova, mandorle, miele erano materie prodotte spesso a chilometro zero. Oggi forse tutto viene acquistato ma il prezioso e calorico ripieno contenuto nella torta, sembra ancora suggerire il caro prezzo da pagare… per testimoniare il Vangelo. Sì, la condivisione, l’accoglienza hanno ancora oggi un caro prezzo da pagare per chi volesse viverle sul serio. 

La torta di questo giorno di festa, gustata accanto alla pagina di Vangelo di quest’oggi, sembra aiutare meglio a fissare nella mente e nel cuore il sapore di una vita evangelicamente vissuta. Quei discepoli, semmai avessero pensato d’essere entrati a far parte di un gruppo dai poteri straordinari, dovrà fare la tara con le richieste esplicite e chiarissime di colui che li stava mandando: non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. Un’oggettiva povertà di mezzi per ascoltare la fame, la sete, il freddo o il caldo… per imparare a dire ciò di cui si ha bisogno senza pretenderlo, avendo sufficiente umiltà per chiedere, pronti pure a trovare rifiuto e non accoglienza. Ma dove c’è dono, lo scambio si fa reciproco. È il Corpo intero che ne risulta sanato, guarito. 

È proprio così: ritrovando accoglienza, praticando ospitalità, condividendo quanto si ha o si è capaci di mettere a disposizione, così il corpo sociale guarisce, si scacciano nuovamente demoni e non vivremo più una paralisi mai vista prima d’ora. Questa non è una ricetta… ma una cura.

Incarnato
Verbo divino
il battito del tuo cuore
in nostra carne umana
risvegli in noi l’Amore:
l’Amore vero,
l’Amore santo,
l’Eterno Amore.
Amen.

(Anna Maria Canopi)

Dal Vangelo secondo Marco (6,7-13)

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Signore, a te grido, accorri in mio aiuto;
porgi l’orecchio alla mia voce quando t’invoco.
La mia preghiera stia davanti a te come incenso,
le mie mani alzate come sacrificio della sera.
Poni, Signore, una guardia alla mia bocca,
sorveglia la porta delle mie labbra.
Non piegare il mio cuore al male.

(Salmo 141,1-4)


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Piccoli Pensieri (2)

Anna

Anche oggi, come ieri e come domani, il Signore mi chiama, ci chiama…
Non solo per “fare” ma e soprattutto per “essere”…

3 Febbraio 2022

A volte le immagini mi provocano più delle parole, e la seconda di oggi la collego al testo di una canzone sanremese “fai entrare il sole … apri tutte le porte ..”
Così come un detto napoletano sull’ odierno santo ” San Biase ‘o sole ‘pe e case”.
Buona festa di San Biagio

3 Febbraio 2022

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