La spada e un bicchiere d’acqua

Data :12 Luglio 2021
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(Es 1,8-14.22 / Sal 123 / Mt 10,34-11,1)

Di guerre e di conflitti ce n’erano già abbastanza. Il Messia da lungo tempo atteso doveva dunque essere fautore e garante di pace. Questa pace avrebbe potuto essere l’indizio di riconoscimento più chiaro. Tuttavia, qua e là nei Vangeli, qualche spada la ritroviamo.

Sua madre Maria sarebbe stata trafitta da una spada, secondo quella strana profezia che fece un vecchio di nome Simeone, quando la Madre portò il bambino per la presentazione rituale a Tempo. «Egli – le disse – è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima». (Lc 2,34-35). 

A pochi istanti dalla sua passione e morte, Gesù disse ai suoi discepoli «Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una» (Lc 22,35-36). Non fece nemmeno in tempo a dirlo che subito i discepoli gli mostrarono di essere già in possesso di due spade. Pare – secondo le usanze del tempo – che fossero legittime armi di difesa da poter prendere con sé. Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la tua spada nel fodero» (Gv 18,10-11)

Di certo dunque è che non fu semplice riconoscerlo quale Messia e neppure seguirlo come Maestro. Parlava di spada ma non ne sopportava la vista. I profeti dissero che il Messia sarebbe stato chiamato «Principe della pace» e nel momento della sua nascita c’erano angeli a cantargli la ninna-nanna: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore».

Resta vero che spada e pace non si conciliano affatto. E dunque cos’è pace? E cos’è questa spada che Gesù afferma chiaramente di aver portato con se nel venire sulla terra? Fu molto chiaro nel parlare ai suoi discepoli che iniziavano a seguirlo: a causa sua, per quei passi mossi dietro a Lui, ne sarebbero venuti conflitti. Seguire Gesù è vivere a fil di spada, costantemente impegnati a recidere cordoni ombelicali e ricatti affettivi dentro i quali tratteniamo noi stessi o gli altri, impedendoci così quella libertà che è condizione decisiva per seguire il Vangelo. Quale madre o quale padre  lascerebbero uscire di casa un figlio senza sapere esattamente dove andrà? O magari sapendo che si va dietro ad un rabbi che non ha nemmeno dove posare il capo? La spada che è venuto a portare è una spada che, recidendo, libera. 

Alcuni giorni fa – permettimi un piccolo aneddoto – mi chiama una signora al telefono: non la conosco, stenta pure a presentarsi, finché non lo chiedo esplicitamente. Devo essere sincero: è qualcosa che mi indispone il non sapere chi c’è dall’altra parte del telefono. Non mi spiego proprio l’anonimato. Comunque sia, faccio il massimo per mantenermi zen! Non è di qui, lo riconosco dall’accento. Per farla breve, mi chiedeva referenze di un tale con il quale sua figlia avrebbe avuto qualche incontro. Il tale doveva essere un mio parrocchiano. E, ovviamente, io avrei dovuto conoscerlo. Devo dire che non è la prima volta che mi capita. Forse si usa ancora chiedere al parroco credenziali di fiducia o note di merito. Quando mi ha detto esplicitamente d’essere credente, praticante…, allora non ho esitato a brandire la spada. Sì, proprio quella che Gesù ha portato sulla terra. Ho come percepito che quella figlia era in pericolo, avvinghiata in una morsa di controllo genitoriale anche se per l’età potrebbe benissimo non dipendere più dalla madre. E pensare che quella santa madre pensava di fare il bene di sua figlia. Per la piccola storia – ragion per cui cito questo fatto –  ne è nata una conversazione piacevolissima, un colloquio in cui quella madre pareva aver compreso che quel bene che in cuor suo pensava di fare a sua figlia facendo da detective non era precisamente un bene. Io stesso sarei rimasto complice di un ricatto affettivo. Già me la immaginavo: «Non devi metterti con quel ragazzo, me l’ha detto anche il suo parroco!» Libera la figlia, libera la madre. Per aver usato una spada che recide. Sarà la figlia a capire se quel ragazzo è per lei. E pure se lei è per lui. Tra le note di quella telefonata si capiva benissimo che quella madre era impaurita per quell’unica figlia. E lei pure, probabilmente, tremava al pensiero di trovarsi sola in casa.

La sequela di Gesù non è per distacchi che incamminano verso paure o solitudini. È per legami più grandi, verso nuove comunioni, per accoglienze sempre nuove, nuovi bicchieri d’acqua da offrire. È per dare pieno compimento alla vita che è tale sono quando è donata, offerta, perduta. Trattenerla per sé sarebbe il vero spreco. 

Spirito Santo,
Tu che sei sempre presente in noi:
liberaci dalle paure e dalle an­gosce,
togli debolezze e abbattimenti, risana le ferite.
Togli via incompresioni, im­pazienze, discordie
e porta comprensione, pazienza, armonia.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,34-11,1)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.

Invocami in questa tua vera,
profonda ed autentica angustia!
Chiamami! 
Invocami nella tua necessità
e in quella degli altri,
nel vero bisogno,
nel quale tu pure ti trovi. 
È essenziale, quando telefoni,
comporre il numero esatto. 
Non rivolgerti, quindi, al cosiddetto destino; 
il destino è un idolo cieco, sordo e muto
dal quale non c’è nulla da sperare. 
Non rivolgerti nemmeno
a questo o a quell’uomo,
anche se è il più potente e il migliore.
 
Egli pure soffre delle sue pene
e di quelle comuni agli altri,
 
e dell’angustia profonda dell’essere uomini:
soffre come te.
Comporresti veramente un numero più sbagliato
se chiamassi te stesso,
se volessi contare
 sul tuo buon senso,
sulla tua volontà,
la tua buona coscienza e il tuo diritto.
 
Sta proprio qui la radice della gramigna.
Invocheresti proprio colui che è
la più profonda tua preoccupazione.
 
Chiama me: il vero Dio:
colui che unicamente è in grado di aiutarti.
Invocami! 


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Piccoli Pensieri (1)

E’ vero, spesso il non politically correct, senza arrivare alla spada(!!) serve. Spesso ci si aspetta e si accetta con molle sollievo l’inutile balla che non la cruda verità.
Sempre con educazione, ci mancherebbe, ma la strada per essere più veri e più liberi a volte passa dalla pura e schietta verità anche se recide e non è quella che ci aspettiamo.

12 Luglio 2021

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