La Parola che converte le nostre parole

Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani – VIII giorno – Conversione di san Paolo, apostolo

(At 22,3-16 / Sal 116 / Mc 16,15-18)

Qui, da queste parti (nella mia parrocchia intendo) ogni domenica mattina, oltre alle celebrazioni dell’Eucarestia, si sta provando ad alimentare la fede dei piccolissimi (3-7 anni) introducendoli alla vita spirituale, alla liturgia, alla preghiera, all’ascolto della Parola di Dio. Non è la Messa… troppo piccoli ancora per comprenderla. E non lo dico per sminuire i piccoli, ma per far comprendere ai grandi che ci sono cose da grandi; che il giogo, leggero, della Parola di Dio va caricato agli adulti prima che ai piccoli. Ai piccoli serve di indirizzarli; gli si dice qualcosa che possa far intravedere loro la strada del diventare grandi, adulti. La nostra fede l’abbiamo erroneamente infantilizzata: tutte cose del “finché si va a catechismo”. Poi, smaliziati rapidamente dalle cose del mondo, sembra soltanto roba da bambini! E i più se ne vanno, perché – dicono – sentono di essere ormai cresciuti. Se invece sapessimo!

Un bambino, simpaticamente, chiama questo tempo la “messina”, la piccola messa. Ci si deve pian piano abituare alle “cose di Dio”, proprio come avviene quando impariamo a mangiare. Tuttavia non ho mai ritenuto salutare – opinione personale – ritagliare un angolo di chiesa da mettere a disposizione dei piccoli, perché “si perdano via” (si distraggano concentrandosi in altro) colorando, sfogliando libri per bambini… Senza disturbare – via! – permettendo semplicemente agli adulti di partecipare meglio all’Eucarestia, come se poi, nella testa di quegli stessi adulti, non arrivassero altri pensieri a tentare una distrazione! Ritengo più bello, più appassionante introdurre i piccoli alla fede, passo passo, poco a poco. Semplicemente toccando alcune corde interiori che suonano meglio da piccoli. Da grandi, col tempo, certe corde si allentano, si scordano, non suonano più.

Una piccola mezz’ora, dallo scorso ottobre, domenica dopo domenica. Pare, da un lato, che siano già equipaggiati, come predisposti a questo incontro. Dall’altro c’è una certa consapevolezza che qualcosa vada loro raccontato, annunciato… come di una rivelazione che da soli non potremmo mai avere. Altrimenti non parleremmo di rivelazione ma di scoperta. Ecco, il nostro credere ha qualcosa a che fare con ciò che si rivela. Qualcosa che non viene da noi e che tuttavia trova in noi questa accoglienza, questa disponibilità, quasi fosse una nostalgia colmata.

Un grande baule, una vecchia valigia di cartone che già faceva da seduta alla statua di Maria nel presepio, è diventato da ieri l’oggetto che cattura l’attenzione dei piccoli. Si propone un viaggio, un percorso. Come a giocare con i piccoli, chiedo se qualcuno voglia entrare nel baule già diventato, per effetto di fantasia, il baule volante. Complice la favola de “il baule volante” di Andersen raccontata recentemente da ascoltare allo smartphone. Pensando che la proposta non trovasse risposta, devo ricredermi… qualche candidato c’è stato. E così, uno alla volta, si cimentano ad entrare nel presunto baule volante. Come favola vuole, ci dev’essere un tasto, un pulsante all’interno del baule che va premuto una volta chiuso. Rapiti dalla trepidazione di partire, non si sono nemmeno curati di salutare mamma e papà. Invito così a salutarli già che non sappiamo quando si torna (voi lo sentite l’eco della Parola? «Per questo l’uomo lascerà sua padre e sua madre…» Oppure: «…e i due lasciati il padre con i garzoni nella barca, lo seguirono»). Chiedo, per curiosità, in che direzione vorrebbero andasse il baule: destinazione mare, mi dicono i coraggiosi candidati viaggiatori. Ma, nonostante c’abbiano provato in tre, nessuno di loro ha trovato il pulsante per decollare. E con un po’ di dispiacere hanno dovuto rassegnarsi a rimanere con noi. Strano – dico io – per degli esperti di tasti digitali che non abbiano trovato il bottone giusto. 

Poco male, partiamo comunque. Verso il paese dove c’è “la grande fabbrica delle parole”. Un libro che casualmente ho scoperto su consiglio di una mamma che ha scelto, tra le altre cose, di educare la sua bambina raccontandole storie, leggendole libri. Solitamente invece è il papà che la porta ad esplorare il mondo. Decisamente controtendenza rispetto alla compagnia di giovani youtuber. La celebre enciclopedia Treccani ha dovuto ella pure introdurre il vocabolo. Alla voce youtuber si legge: Persona, di solito giovane, iscritta alla comunità del sito di condivisione, che carica video originali in cui si esibisce in una sorta di spettacolo personale, consistente nel commento più o meno scherzoso delle fasi del videogioco in cui è impegnata, nelle imitazioni di celebri cantanti pop e simili, ottenendo talvolta popolarità e successo commerciale”. La cronaca, purtroppo, ultimamente e disgraziatamente non fa onore in materia. 

Torniamo a noi. Si parte dunque: verso il paese dove c’è la fabbrica delle parole. Una paese dove la gente non parla molto. Poco. Le parole si comprano e così si finisce come sempre che i ricchi abbiano più parole a loro disposizione e i poveri siano costretti ad utilizzare le parole che trovano nella spazzatura perché i ricchi le hanno gettano già che ora ci sono parole nuove da poter comprare e dire. È un po’ così che gira nel mondo: sono i potenti ad aver voce mentre i poveri… sembra che le loro parole non abbiano valore. Ci sono pure le “parolacce”. Di quelle quando ne compri una, te ne regalano almeno tre sinonimi. 

Ai piccoli avevo chiesto di arrivare con alcune parole catturate durante la settimana, parole che alle loro orecchie suonano bene e così bene che le hanno tenute nel cuore. Eccone alcune: amico – mamma – ciao – fragole – vita – cioccolato… ce n’è per tutti i gusti, insomma! Tutte parole di cui hanno scoperto il significato a volte attraverso la bocca, a volte semplicemente vivendo, stando insieme ad altri. Come fece Adamo quando fu invitato a dare il nome ad ogni cosa. Ed è esperendo (voce del verbo esperire, fare esperienza) che impariamo a parlare. Si fa esperienza, non esperimenti  perché l’esperimento lo osservi dall’esterno mentre, quando fai esperienza, ci sei dentro.

Paolo, colui del quale oggi ricordiamo la conversione, colui che andava cercando lettere con i nomi dei cristiani da imprigionare e perseguitare, dopo che convertì il suo linguaggio alla buona notizia del Vangelo e ne divenne un coraggioso annunciatore e testimone, scrisse un giorno ai Colossesi: «La nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori, conosciuta e letta da tutti gli uomini. È noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su tavole di cuori umani» (2 Col 3,2-3). Nel frattempo ad ogni bambino lì presente è stata consegnata una busta, dentro la quale ciascuno ha trovato una lettera… una lettera dell’alfabeto. Quei piccoli già sono per i loro genitori una lettera mandata da Dio ai nostri cuori… il valore di quella parola che i figli sono per il cuore dei genitori non ha prezzo. Da qui le cure, le attenzioni (a volte eccessive), la custodia di quella lettera preziosa. Ora proviamo a leggere ogni singola lettera. Solo suoni… niente parole. 

Non ci resta che proseguire nel “gioco”: perché non radunare insieme tutte le lettere e provare a vedere se ne esce qualche parola? Una frase, un discorso, una storia? E così, dalle mani dei bambini, fioccano in terra le lettere, come la pioggia e la neve, come il seminatore quando esce a seminare e generosamente getta il seme. Intanto, vedendo quel convergere di lettere in un unico luogo, nella testa e nel cuore mi si fanno queste “connessioni” meno virtuali.

Non mi resta che proseguire nell’intento: chiamare qualche adulto che provi a giocare a “Scarabeo”, il celebre gioco dove si compongo parole con le lettere a disposizione. D’altronde sono gli adulti che insegnano a parlare, a salutare, a dialogare… Dalle lettere cadute a terra, escono quattro parole: LUNA – FESTA – SOGNO – BUS. La parola “bus” forse ce l’hanno vista perché un pensiero va prepotente e preoccupato alla scuola che deve riaprire e i trasporti… Luna, festa e sogno hanno già il valore di parole preziose. E con queste parole, si prova a comporre un racconto, una storia… ma il viaggio continua, il messaggio non è ancora tutto rivelato. Poco a poco, passo dopo passo. Domenica dopo domenica. Di ascolto in ascolto, noi convertiamo il nostro linguaggio, le nostre esperienze alla luce della Parola di Dio… ed è così che penso oggi alla conversione di Paolo. Afferrato dalla Luce non vide più nulla. Sentì una Parola che gli diceva… e fu proprio quella Parola che convertì il suo modo di parlare e di agire. 

E intanto, il nostro percorso del “Laboratorio della Parola”, il nostro viaggio attorno al baule volante, continua… se vi interessa, lunedì prossimo, vi racconterò il seguito. Buona settimana!

O Dio tre volte santo, noi ti ringraziamo
per averci creato e amato.
Ti ringraziamo per la tua presenza in noi e nel creato;
fa’ che possiamo guardare al mondo
come Tu lo guardi, con amore.
Nella speranza di questo sguardo,
fa’ che possiamo adoperarci per un mondo migliore,
dove fioriscano la pace e la giustizia,
a gloria del tuo Nome.
Amen.

Dal Vangelo secondo Marco (16,15-18)

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro:  «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Concedimi Signore,
di stare alla Tua presenza
e di adorarTi nel profondo del cuore.
Aiutami a far silenzio,
intorno a me e dentro di me,
per poter meglio ascoltare la Tua voce.
Ispira Tu i miei pensieri, sentimenti,
desideri e decisioni affinché io cerchi,
sempre ed unicamente,
quello che è più gradito a Te.
Spirito Santo, dono del Padre,
crea in me un cuore nuovo,
libero per donarmi senza riserve,
seguendo Cristo umile e povero.
Maria, Madre di Gesù
e Madre della Chiesa,
modello di disponibilità alla voce di Dio,
aiuta la mia preghiera
con la tua preghiera.

domenica 24 gennaio 2021, il noce in scena in un tramonto di gennaio, dalla finestra del mio studio.

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Piccoli Pensieri (5)

Emilia

Un’idea meravigliosa. Sono ansiosa di sapere il seguito,ma anche certa che quel baule volante porterà una grande ricchezza nel cuore di grandi e piccini.

25 Gennaio 2021
Antonella

E’ una bella iniziativa l’esperienza della Parola per i piccoli. Poche parole che sono essenza di un pensiero umano.

25 Gennaio 2021
Maria Rosa

Mi interessa molto dove ci condurrà il baule volante.
La creatività è dello Spirito.
Buon lavoro

25 Gennaio 2021
Rosaemma

Sono letteralmente estasiata.don Stefano, da queste esperienze creative,che fai vivere a questi piccoli…esperienze relazionali ed emotive che fanno un vissuto significativo e coinvolgente.
Fare vivere e scoprire ai bambini il valore della Parola di Dio verso la comprensione del messaggio evangelico è un po’ come il gioco della parola detta,scritta,letta nel percorso didattico di prima elementare, che è sempre una scoperta e una conquista personale verso l’amore per la conoscenza.
Sono un’insegnante elementare di vecchia data e di formazione anti-nozionistica…
mi affascina tutto ciò che ha un risvolto pedagogico.

25 Gennaio 2021
Gianna

Sicuro che mi interessa, iniziare la settimana leggendo un racconto così bello mette le ali al cuore. Chissà che da un piccolo paese dove è nata questa bella iniziativa, la stessa sia emulata in altri piccoli paesi e nelle città, sì che crescano più giovani sicuri di sé.

25 Gennaio 2021

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