Il bello di una domanda

Data :18 Agosto 2022
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Interroga tuo padre e te lo farà sapere,
i tuoi vecchi e te lo diranno.
(Deuteronomio 32, 7)

Una PREMESSA è necessaria. Come molti ricorderanno «ottogiorni» era inizialmente un file di quattro pagine diffuso quotidianamente a mezzo whatsapp durante il primo periodo di pandemia. Nasceva come strumento e proposta di preghiera o di riflessione quotidiana libera. Uno strumento messo lì, a disposizione per essere consultato o condiviso al bisogno. Successivamente è diventato un blog: alcuni se ne servono fin dal primo mattino, per altri è una breve pausa nella giornata mentre per altri ancora è il modo per terminare la propria giornata. C’era pure un’idea, un sogno, un proposito: che per ogni giorno ci potesse essere un argomento parallelo o trasversale. Riservata la domenica per la riflessione attorno al Vangelo, gli altri giorni potevano raccontare la scoperta di un luogo, di un libro, un’intervista… una specie di ANTOLOGIA DI SCOPERTE E DI INCONTRI. 

Ogni tanto capita che qualcuno mi scrive una mail o un messaggio personale con alcune domande circa la comprensione della Bibbia o riguardanti la fede. A volte ho potuto rispondere o fare impliciti riferimenti in qualche scritto quotidiano così da dare piccoli indizi a chi cercava risposte. Poiché le domanda continuano ad arrivare, ho pensato di non eluderle affatto, facendole diventare una rubrica in questo blog. Sono domande belle. Ciascuna merita attenzione. Questo non perché si abbiano le risposte sempre pronte in tasca, ma piuttosto per mantenere vivo un dialogo. Per provare a rendere ragione davanti ad interrogativi che possono sorgere cammin facendo. Non saranno risposte esaustive ma solo PICCOLI SPUNTI O INDIZI PER PROSEGUIRE LA RICERCA, un indicazione per continuare il cammino.

In tempi di smarrimento e di incertezza ciò che più conta è anzitutto imparare a chiedere. Le Sacre Scritture ci invitano a porre domande e sono esse stesse piene di domande. Le Scritture sono anzitutto domande decisive rivolte all’uomo: Adamo dove sei? (Gen 3,9); Dov’è tuo fratello? (Gen 4,9); Che cos’è l’uomo perchè te ne curi? (Sal 8); Che cosa cercate? (Gv 1,38); Chi cerchi? (Gv 20,15)… per richiamarne solo alcune. Affiancarci ad una persona per chiedere ci pare oggi scortese e, forse, temiamo d’essere giudicati in modo negativo. Ma prima di Google, prima di Siri, prima di Alexa… a chi sottoponevamo i nostri interrogativi? Come e dove cercavamo risposte? Come nascevano ricerche? Ritroviamo il tempo (lento) e il gusto per le domande da porre personalmente. Ne saremo sorpresi, arricchiti. Forse potremo recuperare alcuni processi educativi tra generazioni. 

All’occasione, quando alcuni amici e lettori di ottogiorni chiederanno, INSIEME POTREMO AFFIANCARCI PER REGALARE PICCOLI INDIZI. Io raccoglierò domande avviando di seguito una riflessione, ma ciascuno potrà aggiungere qualcosa pescando dal suo cuore, dal tesoro delle proprie scoperte. COME? Cliccando sulla nuvoletta che si trova sempre sotto il titolo dell’articolo così da poter aggiungere il proprio commento. A chi pone domande sarà garantito l’anonimato anche perché QUELLA MEDESIMA DOMANDA POTREBBE GIÀ ESSERE NEL CUORE DI MOLTI. Di certo le domande verranno sempre e solo da chi le pone. Non sarò di certo io a fingere di far domande per avere l’occasione di alcune considerazioni. L’argomento? Purché si resti in armonia con l’intento di questo blog.

DOMANDA

Mi piace molto pregare con i salmi. Ce ne sono alcuni che ormai conosco bene come il salmo 4, il salmo 56 oppure il salmo 150. Ci sono frasi però che mi lasciano ancora perplessa. Ad esempio, poco fa leggevo dal Salmo 107: Con Dio noi faremo cose grandi ed egli annienterà chi ci opprime.
Non dovrei sorprendermi: nella Bibbia so bene che ci sono libri in cui si parla di conflitti ed incomprensioni, ma come leggere o legare alcune affermazioni dei Salmi a quel Dio misericordioso annunciato da Gesù?

INDIZI

È bello anzitutto considerare che certe nostre parole, certe nostre preghiere siano finite nelle Sacre Scritture. Non certo casualmente. La Parola appartiene a Dio perché Egli è Dio nel suo parlare. Muti invece sono gli idoli ai quali tuttavia molto spesso prestiamo orecchio o inconsciamente ci rivolgiamo. Poiché siamo anche noi esseri capaci di Parola, non c’è come renderci simili a Dio in questo colloquiare che è la preghiera. I salmi incarnano proprio questa verità: sono parole dell’uomo davanti al suo Dio. Un Dio che certo non conosciamo ancora pienamente, un Dio che spesso rischiamo di forgiare a nostra immagine e somiglianza… ma comunque un Dio buono e paziente che sempre ci fa dono del suo ascolto, oltre che delle sua Parola.

Tutti i salmi sono un meditare sulla vita, sull’uomo e sulla storia, sulla creazione, sul mistero del Bene e del Male…e tutto questo lo possiamo fare liberamente dal nostro cuore fin davanti a Dio. La preghiera parte dal cuore, buca le nubi e sale fino al cielo. La disposizione finale dei salmi, l’ordine con cui sono stati messi all’interno del Libro che li contiene è un’operazione postuma alla loro scrittura. C’è un intento preciso nel disporre i 150 salmi: un percorso, una scuola di preghiera – se così possiamo dire – che sfocia nella lode, nel canto pieno di gioia, in un grande alleluia che non fa più sentire nemmeno le note di dolore, di dubbio, di paura.

Il libro dei Salmi è il cammino della vita, fatto in preghiera. Noi tutti in quelle parole ci potremmo rileggere. Riuscire a concludere questo cammino come un canto di lode, facendo cessare il lamento e il pianto non è detto che si riuscirà a farlo, ma rientra tra le promesse di Dio il suo impegno ad asciugare ogni lacrima e a far scomparire la tristezza o la vergogna dai nostri volti.

Ogni giorno ha le sue asperità e le sue domande, le sue gioie e le sue scoperte positive: queste ultime suonano come certezza consolante. E in questo stesso frangente ci sono affermazioni che stonano con quanto affermato un attimo prima, proprio come la citazione dal siamo 107. È verissimo che con Dio noi faremo cose grandi. E già in queste parole ci sono nascosti piccoli semi di Vangelo, prima ancora che queste parole uscissero dalla bocca di Gesù: «Rimanete in me e io in voi… Chi rimane in me porta molto frutto» e ancora: «Senza di me non potete fare nulla» (Gv 15,4-5). 

Nei Salmi ci sono verità che sembrano affermate interamente, tutte d’un pezzo e d’un fiato, ed altre verità che sono come frammenti forse un po’ sporchi di incrostazioni. Proprio come un reperto archeologico: prima che ritrovi tutto il suo splendore ha bisogno d’essere liberato dalle impurità. Ma attenzione: la Parola di Dio non è un fatto archeologico. Essa è viva (Ebr 4,12). Il Figlio di Dio che noi siamo ha bisogno d’essere liberato dalle parole che meno lo rendono simile a Dio. Imparando a farci capire e poi a parlare pensavamo di aver fatto il grosso del lavoro mentre il bello deve ancora venire: fare accordo tra l’interno e l’esterno, tra me e gli altri, tra la Terra e il Cielo. Così i salmi ci aiutano in questo cammino, sono Parola di Dio che serve a purificare il nostro pensiero, la nostra fede, il nostro linguaggio. Non certo per magia ma proprio nell’imparare a parlare come Dio parla all’uomo. A vivere di Lui e come Lui.

Se dunque è vero che con Dio noi faremo cose grandi, è forse opportuno riservarci qualche dubbio sul fatto che Egli annienterà chi ci opprime? Questa seconda affermazione ha più il sapore di un umano desiderio piuttosto che di una precisa volontà di Dio. Non vorrei mai che pensando di fare cose grandi con Dio ci mettessimo ad annientare chi ci opprime. Sarebbe un tradimento dei più solenni.

In un episodio del Vangelo (Lc 9,51-56) si racconta di un rifiuto nei confronti di Gesù: i Samaritani (così spesso citati come esemplari da Gesù stesso) lo rifiutano e non lo lasciano nemmeno entrare nella loro città per il fatto che egli era decisamente diretto a Gerusalemme. Sicché i discepoli Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù il permesso di fare una preghiera alquanto insolita: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Gesù, a quel punto, li rimprovera severamente. Dunque non se la prende coi Samaritani ma con i suoi discepoli, facendo così misericordia a quelli che non lo accolsero e ugualmente a questi suoi discepoli non rinunciando a correggerli perché sia più chiaro in loro ciò che era nel Suo cuore. Anche i discepoli a volte non sanno quello che dicono né quello che fanno. In questo preciso caso, i discepoli sarebbero stati a rischio d’essere essi stessi gli oppressori dei Samaritani, servendosi della preghiera come uno strumento di forza per punire o annientare. Ma è evidente che non poteva essere così. Quelle parole dall’alto della croce, saranno davvero per tutti, discepoli compresi: «Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno» (Lc 23, 34).

Il Signore ascolta questi nostri balbettamenti, queste parole incerte ed ha pazienza di attendere che con i nostri occhi ci rendiamo conto che Egli non si comporterebbe proprio così. Una cosa va comunque detta: resta pur vero che Dio si impegnerà sempre e comunque nel difendere deboli e oppressi. Anche Maria d’altronde canterà nel suo Magnificat (Lc 1,46-56) il rovesciamento dei potenti dai troni, la dispersione del cuore dei superbi e quegli affamati riempiti di beni. Lo canta ancora prima che suo Figlio venga alla luce. E anche Maria avrà fatto questo medesimo e prezioso lavoro di collegamento tra tutte quelle parole di lode uscite dalle sue labbra e tutta la vita di Gesù, avveramento di tutto quanto la Madre aveva già cantato. La Chiesa – noi – lo facciamo a posteriori.

Salmi dunque come cammino, come scuola di vita e di preghiera: chiedere a Dio di annientare chi ci opprime è già – in qualche modo – dichiarare di non volerlo fare con le nostre mani ed è un modo per affidare la propria causa ad un Altro. Siamo dunque invitati ad attendere un Suo intervento. E quanto è importante il tema dell’attesa? Quanto serve perseverare continuando il cammino? E dove arriva il cammino? Certamente dalla schiavitù alla libertà; dalla morte alla vita; da noi a Gesù. Il cammino dei Salmi ha come meta finale quello di farci dire: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2,20)

Ringraziando chi ha posto questo domanda, prendiamo l’occasione di pregare e meditare lungo questa giornata con le parole del salmo 107. 

SALMO 107

[Canto. Salmo. Di Davide]
Saldo è il mio cuore, Dio,
saldo è il mio cuore:
voglio cantare inni, anima mia.
Svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l’aurora.
Ti loderò tra i popoli, Signore,
a te canterò inni tra le genti,
perché la tua bontà è grande fino ai cieli
e la tua verità fino alle nubi.
Innàlzati, Dio, sopra i cieli,
su tutta la terra la tua gloria.
Perché siano liberati i tuoi amici,
salvaci con la tua destra e ascoltaci.
Dio ha parlato nel suo santuario:
«Esulterò, voglio dividere Sichem
e misurare la valle di Succot;
mio è Gàlaad, mio Manasse,
Efraim è l’elmo del mio capo,
Giuda il mio scettro.
Moab è il catino per lavarmi,
sull’Idumea getterò i miei sandali,
sulla Filistea canterò vittoria».
Chi mi guiderà alla città fortificata,
chi mi condurrà fino all’Idumea?
Non forse tu, Dio, che ci hai respinti
e più non esci, Dio, con i nostri eserciti?
Contro il nemico portaci soccorso,
poiché vana è la salvezza dell’uomo.
Con Dio noi faremo cose grandi
ed egli annienterà chi ci opprime.


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Piccoli Pensieri (2)

Arianna

Personalmente avevo spesso provato a rispondere all’incongruenza di certe parti delle Scritture con il Vangelo provando a contestualizzare il quadro storico di riferimento, e già così il quadro si faceva un po’ più comprensibile ed “accettabile”. Ma questo che ci proponi Don Stefano è un bel passo avanti! Allenarsi a prendere quei frammenti di umanissima realtà disseminati qua e là lungo i testi, per rimetterli a Dio, per aiutarci ad andare “oltre” i nostri limiti. Trattenersi dal “metterci mano” e provare a “lasciar fare” a Lui. Un nell’esercizio di fede davvero senza tempo!

5 Settembre 2022
Dania

Davvero un nuovo e bel modo anche questo di procedere… Quante domande sorgono alle volte, quante ne abbiamo nel cuore; di queste alcune trovano risposta, altre le porta via il vento e qualcuna mi piace pensare che la custodiremo e conserveremo per portarla con noi, là dinnanzi a Lui, ai Suoi piedi. C’è un canto che esprime bene tutto questo e quando lo ascolto o lo medito mentre unisco la mia voce a quella di fratelli e sorelle mi vengono i brividi…ed è proprio “Io domando”:
Un amore che fiorisce
Una vita che finisce
Una luce che si accende
Un’angoscia che ti prende
Io domando
Un amore senza tempo
Una vita senza senso
Un sorriso che si schiude
Una porta che si chiude
Io domando
Io domando dove porta l’altalena della vita
Dove spesso ciò che vale sembra proprio ciò che muore
Io domando e mi risponde la tua voce
Mi risponde, io ti cerco e tu sei qui
Io ti cerco, tu mi chiami e capisco che sei tu
L’incredibile speranza della vita
E mi metto a camminare con la mano nella tua
E con tutti gli altri amici che tu hai…”.

Ci risponderà la Sua voce, attraverso parole e pensieri di amici perché è così che Lui ci ha chiamati “amici e non più servi”, “perché il servo non sa cosa fa il suo padrone” e difficilmente corrisponde in libertà e per amore ma per sudditanza, ciò che non fanno o non dovrebbero fare gli amici.
Quindi un grazie che precede già da ora ogni domanda e che segue ad ogni tentativo di risposta. Che il Signore continui a guidare i nostri passi ed illuminare le nostre menti e i nostri cuori, per essere piccoli riflessi della Sua grande Luce, nella vita ancor più che sui blog, con le opere ancor più che con le parole.

18 Agosto 2022

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