Filiale ritocco

Sabato della prima settimana di Quaresima (Dt 26,16-19 / Sal 118 / Mt 5,43-48)

Qui regarde vers Dieu resplendira
sur son visage plus d’amertume,
sur son visage plus d’amertume.

Qui guarda verso Dio risplenderà,
sul suo volto non ci sarà più amarezza.

Dal Vangelo secondo Matteo (5,43-48)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Quelle Leggi, quei Comandamenti sono come le pietre miliari di un cammino. Nella storia personale di ciascuno così come nella storia più grande, molto cambia da quando veniamo equipaggiati di comandamenti da osservare. Senza che nemmeno ce ne accorgiamo, leggi e comandamenti, segnano appartenenze e delimitano confini. È un bene, certo. Regolano convivenze civili e pacifiche. Ma non è sufficiente porre pietre miliari o cippi di demarcazione. 

Eppure il Vangelo – lo sentiamo bene – non è un codice di nuove regole, di nuovi precetti. Non abolisce la Legge ma ci chiede di adempierla e superarla. Non significa dunque aggirare la legge come fosse un ostacolo e non significa neppure sentirsi apposto perché s’è osservato un comandamento come se si fosse raggiunto l’obiettivo. Osservare la legge e al contempo superarla tenendo fisso lo sguardo alla meta. La pietra miliare non è la meta così come non lo è l’osservanza della Legge. Ed è proprio lì che spesso inciampiamo: credere di essere apposto e sentirsi giustificati per aver osservato leggi e comandamenti. Credere di essere figli per aver osservato la Legge. Ma Dio non è comando o legge. Dio è colui che fa sorgere il sole che illumina il giorno di ogni uomo e disseta la terra con la pioggia.

Non siamo figli del Padre solo perché osserviamo comandamenti. Siamo figli del Padre quando superando ciò che giustamente chiedono i comandi, per amore superiamo confini di appartenenza. E siamo figli del Padre anche quando ci scopriamo amati, come baciati dal sole o dissetati dalla pioggia dopo l’arsura, sebbene siamo stati noi pure quei cattivi sui quali sorge il sole e quegli ingiusti sui quali cade la pioggia. 

Siamo soliti pensarci buoni solo perché osserviamo una legge di appartenenza e non ci accorgiamo che siamo cattivi al contempo se distinguiamo ancora il mondo assettato di pace, tra credenti e pagani, tra coloro che si dicono figli e persone orfane perfino di fratellanza. Siamo figli del Padre anche quando Egli – con la misericordia e il perdono – perfeziona la sua opera. 

STUDI SULLO STARE FERMI
[…] Stando molto fermi
si può adorare. Si può entrare
nel dolore di un altro e sollevare,
asciugare il bucato. Volare. Si può
far cuore col cuore della terra. 

[…] Stando zitti e fermi è come dire
ecco – ingravidatemi. Dirlo alle forze
dirlo alle stagioni, al cielo, alle popolazioni
invisibili dei mondi.
Si fa un atto di fede, stando fermi.
si dice: credo in ciò che non si vede,
so che non solo sola adesso
in questa camera senza nessuno,
so che nel vuoto apparente
c’è una corrente feconda, una mano
che guida la mia mano, una mente
di creazione. So di non sapere
il mistero del mondo e di preservarlo
per la fecondazione d’ogni vivente. 

Stando molto fermi si crea una fessura
perché qualcosa entri e faccia movimento
in noi, e ci lavori piano, come capolavoro
da ultimare, a cui l’artista ignoto fa un ritocco
con ispirata mano, quasi demente
tanto è forte la spinta e delicata
la certezza del tocco.

[…] La luce entra allora
anche nella più tetra delle notti
e l’occhio chiuso può contemplare
dal buio immenso del corpo
dove il respiro si spande.

E l’aria entra ed esce
a lente calme sorsate. E l’aria
è cielo. Cielo che viene incontro a noi,
con particelle di cosmo, antiche polveri,
fiato di tuto ciò che è stato,
e del presente e vivo esserci.

[…]

(Mariangela Gualtieri in Le giovani parole, Einaudi)


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Piccoli Pensieri (3)

Daniela O

Grazie Arianna! Com’è detta bene questa speranza! Te la prendo la prestito: “Crescere come una Famiglia unica per il bene di tutti”.
D.

13 Marzo 2022
Arianna

Che belle queste parole della Gualtieri e quanto sono calzanti oggi. Oggi che c’è conflitto alle porte dell’Europa e ci si preoccupa, ci si chiede cosa fare e, come si può, ci si adopera… E io spero davvero che questi semi di fratellanza che si stanno spargendo lungo i confini dell’Europa possano farsi strada e arrivare anche oltre. Che possano stare, radicare e allargarsi e lambire le necessità di altri fratelli. Di quelli che vengono da più lontano, dal mare ad esempio, e di quelli che adesso vengono respinti. Che questi semi possano stare, radicare e farci crescere tutti, insieme, come una famiglia unica, per il bene di tutti.

12 Marzo 2022
Carla

Credo che seguire i comandamenti proposti dalla Chiesa e sentirci apposto con la nostra coscienza, sia puro “moralismo”. Credo invece che ciò che deve riempirci di gioia sia il fatto che grazie alla Sua misericordia infinita, al Suo perdono continuo e gratuito, possiamo rialzarci e continuare il nostro cammino incontro al nostro Destino (come diceva e scriveva S. Ambrogio).

12 Marzo 2022

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