Echi di un incontro
Visitazione di Maria ad Elisabetta
(Sof 3,14-18 / Is 12 / Lc 1,39-56)
La riflessione di oggi non è mia. Mi piacerebbe semplicemente farvi sentire l’eco di una veglia di preghiera che si è tenuta ieri sera da queste parti (precisamente a Guidizzolo) in occasione dell’inizio della visita pastorale del Vescovo di Mantova in questa porzione dell’unica Chiesa.
Si celebra oggi, nel calendario liturgico, un incontro: Maria ed Elisabetta e i due loro figli in grembo. È un incontro che fa ancora sussultare di gioia quei figli che siamo noi e certamente è quel Figlio di Dio che ancora dobbiamo incarnare ad essere per noi già motivo di gioia. È il Vangelo a riempirci la vita che è sempre come una grembo fecondo e creativo è lo Spirito che la anima.
Dopo l’ascolto del Vangelo, riporto semplicemente alcune parole della veglia di preghiera durante la quale riflessioni, richieste di perdono e preghiere di lode si sono alternate intensamente.
Dal Vangelo secondo Luca (1,39-56)
In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
La comunità cristiana non è un muro.
Non è un muro di recinzione che separa
il mondo dei buoni dal mondo dei cattivi,
i credenti dai non credenti,
la chiesa dalle strade e dalle case.
La comunità non è un muro
perché i cristiani non vivono fuori
dal tempo e dalla storia.
La nostra missione è costruire ponti,
abbattere barriere, aprire varchi,
camminare insieme in spazi aperti.
La comunità non è un muro
perché Gesù è venuto ad abbattere
il muro di separazione
che era frammezzo, cioè l’inimicizia,
per riconciliarci gli uni con gli altri
e fare di noi un solo popolo nuovo.
Eppure noi siamo spesso pietre
grezze, ruvide, fredde,
mal appoggiate una sull’altra, traballanti…
Ma Cristo ci ha scelto come pietre vive
per l’edificio santo di Dio,
perché sia incisa
la sua storia di salvezza con noi.
Sii benedetto, Padre,
per il dono dei fratelli e delle sorelle
che nelle nostre comunità
sono esempi di preghiera,
di vita cristiana,
di vitalità e creatività nello Spirito.
Ti benediciamo, Padre,
per il germe di Vita che hai deposto in noi.
Ti benediciamo per ogni volta
che abbiamo saputo coltivare tra noi
sguardi di interesse, rispetto e apprezzamento,
per i fratelli e le sorelle che
– pur impegnati su molti fronti –
non lasciano cadere la tua chiamata
ad annunciare il Vangelo
nelle nostre comunità.
Ti ringraziamo, Signore Gesù,
perché metti sulle nostre labbra
le tue parole dolci e forti.
Perdona, Signore,
se non abbiamo sviluppato
il dono di amicizia tra cristiani,
se per un falso pudore fatichiamo
a scambiarci parole di fede,
a raccontarci le nostre esperienze spirituali,
a gioire dei doni degli altri.
Sii benedetto per l’azione del tuo Spirito
che continua a suscitare nelle nostre comunità
uomini e donne capaci di compassione,
di premura per i fratelli,
portavoce di chi non ha voce.
Grazie per la condivisione della bella preghiera della comunità che hai giustamente definito parte di un’UNICA chiesa.
Abbiamo bisogno di sentire che stiamo camminando insieme, che abbiamo bisogno di pregare gli uni per gli altri, anche se non ci conosciamo.
Oggi la mia pausa si è arricchita di questa bella preghiera, che mi accompagnerà anche nella chiusura della mia giornata.
Grazie
“Meraviglia di ogni cuore di fronte alla sorpresa di Dio” e Dio in ogni tempo e luogo giunge agli uomini e alle donne proprio così, come una meravigliosa sorpresa, misteriosa, inaspettata ed anche immeritata. Ma poi…Lui che fa nuove tutte le cose, trasforma quelle vite perché se continueranno a nutrirsi di Lui diventeranno sempre più ciò che mangiano. Tu, oh Signore, non smettere mai di essere Parola che illumina i nostri passi, fonte che zampilla, pane che nutre, via d’amore per farci come Te, così come Tu ci vuoi impareremo, poco per volta ma ogni giorno di più, come Tu ci vuoi: esattamente così e amati così come siamo oggi e sempre, noi Ti ringraziamo.
È davvero bella questa preghiera corale con clusiva, e perfettamente in linea con la scrittura che la precede! Sarebbe davvero bello se imparassimo, noi tutti cristiani, a farle sempre così le preghiere dei fedeli… C’è qualche chiesa, e anche qualche officiante qua e là, che l’applica già nella celebrazione e io per prima, per quanto sia una nota chiacchierona e “faccia di tola”,trovandomici in mezzo, mi sono scoperta piú “bloccata” di quanto pensassi…! Come colta da una “verifica a sorpresa”. Eppure, con un po’ di allenamento generale, credo sinceramente che anche una sana pratica come questa, proposta di celebrazione in celebrazione, potrebbe aiutarci davvero a sentirci più comunità.
Il Magnificat è sempre stata la “mia” preghiera, adottata in un momento di difficoltà in cui cercavo la mia strada ma ero “in pausa”, e mi sono trovata a riflettere soprattutto sui primi versi. Poi la visitazione mi ha accompagnato negli anni, l’ho cercata e l’ho dipinta, vedendo in essa soprattutto l’incontro di due donne portatrici di futuro, come tutte le donne, anche quelle che non sono incinte. Ma raramente mi sono soffermata a riflettere sul resto della preghiera, preghiera di speranza basata sulla Promessa di Dio, basata anche sull’azione dei fratelli che si danno da fare per realizzarla, questa Promessa, perché senza di noi non si realizzerà mai. Signore fa di noi strumenti vivi nella tua storia.
Un incontro e un abbraccio. La gioia della notizia più bella. La fretta di portarla per poterla condividere. Chissà in tempi moderni quale mezzo avrebbe utilizzato? Spero che certe cose della vita possano essere sempre comunicate guardandosi negli occhi, abbracciandoci.
Ed è forse ancora questo il motivo vero di una visita di un vescovo alla comunità. Per vederla, ascoltarla, abbracciarla?