(Di là dal mare) che cosa cercate?

Lo sappiamo bene che l’uomo non vive di solo pane, eppure l’uomo si muove principalmente per cercarlo. E non sono solo i poveri a cercarlo: chi stamattina è uscito per andare al lavoro (una grazia anche questa se pensiamo a chi lavoro non ne ha da tempo o lo ha appena perduto) sa bene che quel pane che mangerà in pausa pranzo o con maggior gioia di ritorno nella propria casa questa sera radunando tutta la famiglia, quel pane sarà frutto del suo lavoro. C’è una certa pace nel poter mangiare il pane quando è frutto del proprio lavoro. Una specie di sentimento di non dover niente ad alcuno ti dice che lo puoi mangiare tranquillo. Ma sarà poi così vero questo sentimento? Questo uomo capace di procurarsi il cibo che gli è necessario per sussistere e per fare comunione, è capace anche di altro.

Il risorto, proprio nel vangelo di ieri, chiese Lui pure da mangiare per farsi riconoscere. Il risorto possiede la materia: non è un fantasma ma un essere in carne ed ossa. Il risorto possiede la materia: conosce pure cosa c’è nel cuore dell’uomo. L’uomo cerca il cibo che perisce e in men che non si dica eccolo già esposto al rischio del «materialismo». In questo umano movimento dell’afferrare per sé, cercarono pure di prendere Gesù per farlo re: avrebbero avuto a disposizione qualcuno che soddisfasse ogni bisogno materiale. A quel concerto di pance vuote o mai sazie si aggiungeva il suono del suo mondo interiore che si contorceva di compassione per le folle. 

Si ritirò sul monte, lui solo, come a voler mantenere un contatto con quelle folle e coi suoi discepoli che già annaspavano in sua assenza tra le onde di un mare già andata in burrasca. Non lo fece per isolarsi, ma perché potessero cercarlo nuovamente e cercarlo dal verso giusto. Si parte dal cibo che perisce per comprendere che l’uomo ha bisogno anche di altro, di qualcosa che dura, che rimane. Che tu abbia fame o che tu abbia mangiato. Si nascose dunque per essere nuovamente cercato. E quando cerchi qualcosa è proprio ciò che ti manca. «Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino» gridava il profeta Isaia (Is 55,6). 

Lo cercarono e lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Lui ha questa precedenza assoluta. Arriva sempre prima di noi.   Vede le folle e ne sente la fame ancor prima che queste si accordino sulla terre per chiedere qualcosa al cielo. Quel Figlio di Dio era tutto suo Padre: tra le pagine del primo testamento, vide il bisogno di un popolo che presto dichiarerà «sua proprietà» non tanto per possederlo ma per servirlo. Quel popolo oppresso in Egitto viveva di cipolle assicurate sì, ma al prezzo della schiavitù.

Quel Figlio di Dio si scoprì pieno di Spirito santo. Se ne accorse un giorno nella sinagoga di Nazareth mentre stava leggendo la Parola di Dio. Sapeva, appunto, che non di solo pane vive l’uomo. Per questo si nutriva – come si mangia ad orari regolari – di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. E quando nel rotolo delle Scritture lesse che lo Spirito del Signore era su di Lui, fu lì che comprese la sua missione: farsi prossimo. Divenne interprete, a mezzo dello Spirito, di tutti i gemiti di una creazione che soffre in attesa. Quello stesso Spirito di cui si accorse di essere ricolmo lo spinse prima nel deserto per cercare di capire che cosa è l’uomo: i suoi bisogni, la sua fame, le sue paure, le tentazioni. 

Si apre un dialogo profondissimo con quella folla che lo cercava dopo aver mangiato i pani. Dimmi cosa mangi e come mangi e ti dirò chi sei, ma dimmi anche con chi parli e di cosa parli. 

E intanto s’è fatto giorno: la luce di un nuovo mattino ha nuovamente scansato la notte. Tra poco, mentre gli uomini escono per la loro fatica quotidiana, e i poveri vanno in cerca di pane, anche qui come chissà in quanti angoli del mondo, in una chiesa, un qualsiasi prete ancora dirà a nome di questi e di quelli: «Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo. Dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Lo presentiamo a Te: diventi per noi cibo di vita eterna». La fatica dell’uomo che lavora o del povero in cerca di pane è certamente più grande di quella di un prete che dirà queste parole ma queste parole sono pronunciate a nome di questa umanità così esposta al rischio di perdere questo contatto col cielo o con il Dio l’Universo. Ma – credetemi – anche l’opera di Dio non è un lavoro da poco: credere in Colui che Dio stesso ha mandato. L’opera di Dio è scrivere sul cuore dell’uomo la sua Parola, portarla dal Libro alle labbra e dalla bocca al cuore. Far entrare nelle teste grevi degli umani i pensieri e le parole di Dio da cui sempre ci allontaniamo. L’opera di Dio è anche donare un pezzo di pane, il Corpo di Cristo nelle mani di questi mondani che siamo noi ed invitarli a credere che «solo Dio basta».

C’è aria di bel tempo. Bene! Si parla di riaperture. C’è perfino una data. Qualcuno afferma pure che di chiusure non ce ne saranno più. Presagi di una tempesta che sta per passare? Vediamo la luce in fondo al tunnel? Tutto passa, ma nel pieno della tempesta non sembra che possa terminare, perché temiamo che le onde ci passino sopra e facciano affondare la barca. C’è una domanda più decisiva, a mio parere: al di là del mare, dove anche questa volta Lui ci precederà, cosa cercheremo noi uomini? Ancora il cibo che perisce?

Dio onnipotente,
fa’ che, spogliati dell’uomo vecchio
con le sue passioni ingannevoli,
viviamo come veri discepoli di Cristo,
al quale ci hai resi conformi
con i sacramenti pasquali.
Amen.

(dalla liturgia odierna)

Dal Vangelo secondo Giovanni (6,22-29)

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

Nada te turbe, nada te espante
quien a Dios tiene, nada le falta
Nada te turbe, nada te espante
solo Dios basta.

Nulla ti turbi, niente ti spaventi
chi ha Dio nulla manca.
Nulla di turbi, niente di spaventi
solo Dio basta.

Signore, tu sei il mio pastore,
con te niente mi manca;
mi dai cibo in abbondanza,
acqua di torrente per dissetarmi.

Quando più faticoso è il cammino
mi lasci riprendere le forze,
mi guidi per sentieri sicuri
perchè tu precedi i miei passi.

Nei momenti oscuri della vita
non mi sarà padrona la paura,
la tua parole e il tuo sguardo
mi daranno sicurezza.

Come amico mi inviti a casa tua
nonostante il disprezzo di moti,
mi dimostri il tuo affetto sincero
con gesti di squisita tenerezza.

La tua gioia e il tuo amore, Signore,
diventeranno miei compagni di viaggio,
la tua casa mio punto di riferimento
per lunghissimi anni di vita. 

Samo 22, trascrizione di Sergio Carrarini


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Piccoli Pensieri (2)

Dania

Scavare in profondità, perché è lì che si trovano le risposte e dirsi con sincerità che cosa o chi si sta cercando, per aver chiaro cosa manca. E se il Chi è con la maiuscola ogni occasione sarà buona e da desiderare per incontrarLo, sia che si faccia nel segreto della propria stanza o nell’assemblea pubblica: sarà gioia grande!
“Hai dato un cibo a noi Signore, germe vivente di bontà. Nel Tuo Vangelo o Buon Pastore sei stato guida e verità. GRAZIE diciamo a Te Gesù”, e ad ogni fratello/sorella che ci porterà ad incontrarTi.

19 Aprile 2021
Stefania

Grazie a chi anche questa mattina, per tutti, in chiesa dirà : “benedetto sei tu Signore….dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane….”
E che l’attesa di nuovi abbracci porti anche nuove consapevolezze.
Stiamo ancora attraversando il mare, a noi decidere su quale riva approdare.

19 Aprile 2021

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