Noccioli di conoscenza

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Data :24 Agosto 2021

san Bartolomeo, apostolo

(Ap 21,9-14 / Sal 144 / Gv 1,45-51)

Un nocciolo è lo scarto di un frutto già colto e assaporato. Lo getti a terra e, rotta la corazza che lo protegge, senza nemmeno saperlo, in quel punto molto probabilmente potrebbe nascere un albero dagli stessi frutti. 

Attendere e cercare il Messia era il nocciolo della fede, l’anima della speranza. Di quel Dio in cui credevano avevano già assaporato i frutti. Le sue grandi opere, le sue imprese a favore del popolo erano già state quel cibo che nutre durante il cammino, come manna nel deserto. La Legge poi, era dolce come il miele e volentieri la studiavano come bambini ingolositi da cose dolci. L’albero di fichi, frutti abbondante e dolci, diventò così il simbolo di quel dolce ricercare e quel lieto attendere. I rami del fico si inteneriscono alle prime avvisaglie di primavera, dopo l’inverno che irrigidisce anche gli alberi.

Attendevano il Messia come si attende il sole all’alba; lo attendevano scrutando e studiando nelle Scritture così da raccogliere tutti quegli indizi che li avrebbero aiutati a riconoscerne la venuta. E certo nessuno pensava di dover guardare verso la Galilea perché nulla di buono può venire dalla direzione di un pregiudizio. La nascita di Gesù avvenne così casualmente a Betlemme (come per altro avevano detto i profeti) che quasi non lo si ricordava nemmeno più e i suoi lunghi anni trascorsi in Galilea gli valsero il nome di Gesù di Nàzaret.

Natanaele è sincero nel dar voce a questo pregiudizio assai diffuso e soprattutto apparentemente in contraddizione con le Scritture. Sarà però la parola di un amico a metterlo in discussione e a continuare la sua ricerca muovendo i suoi passi nella direzione di un incontro. Si può conoscere per passione allo studio, si può conoscere per sentito dire. Ci si può conoscere nella frequenza degli incontri.  Di Natanaele (Bartolomeo) potremmo dire che egli è davvero un attento conoscitore in tutti queste accezioni del termine. 

Ancora gli manca l’altra esperienza del conoscere e cioè l’essere riconosciuti. Sarà proprio l’incontro con Gesù il nazareno a fargli sperimentare la gioia di essere riconosciuto. Natanaele, riconosciuto da Gesù, si sente improvvisamene prezioso ai suoi occhi. Lui cercava ma già era stato trovato. Lui era perso nei mille rivoli delle interpretazioni, ma Gesù già lo stava cercando per averlo tra i suoi amici. «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga». (Gv 15,16). La Pasqua non fu per Maria Maddalena la gioia di essere riconosciuta dal presunto giardiniere? E i discepoli di Emmaus non lo riconobbero allo spezzare il pane?

Riconoscenza poi è l’altro nome della gratitudine.

Riempi il mio cuore e la mia anima
della conoscenza del tuo amore
in modo tale che io,
con franchezza,
apertamente e senza timore,
renda testimonianza di Te,
e ai molti che,
consapevolmente o meno,
ti cercano
io porti la tua pace e la tua gioia.

Henry Nouwen

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,45-51)

In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Signore, tu mi scruti e mi conosci
tu sai quando mi siedo e quando mi alzo,
tu discerni da lontano i miei pensieri.
Mi esamini quando cammino e quando riposo
ti sono note tutte le mie vie
le mie parole non ancora pronunciate
le conosci già tutte, Signore.
Mi precedi, mi segui, mi stringi
e poni su di me la tua mano
la tua conoscenza di me è meravigliosa
troppo penetrante, non posso resisterle. […]

Sei tu che hai plasmato il mio profondo
mi hai tessuto nel grembo di mia madre,
riconosco di essere un prodigio
ti ringrazio per come mi hai fatto
le tue azioni sono prodigiose
sì, il mio cuore le riconosce!
Quando ero plasmato nel segreto
ricamato nel profondo della terra,
le mie ossa non ti erano nascoste
i tuoi occhi vedevano il mio embrione:
tutti i miei giorni erano scritti sul libro
già contati e non ce n’era nemmeno uno. […]

Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore
provami e conosci i miei pensieri
osserva se sono sulla via dell’idolatria 
e guidami sulla via dell’eternità.


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Piccoli Pensieri (3)

Stefania

È veramente triste e doloroso quando non ci si sente riconosciuti.
Magari si trascorre tanto tempo in un contesto che può essere lavorativo oppure scolastico, addirittura familiare e nonostante l’impegno e lo sforzo che ci investiamo, ci si rende conto di non essere riconosciuti, per chissà quale ragione.

Sperimentare questo tipo di vissuto fa soffrire tantissimo.

Grazie al Cielo ci sei Tu Gesù, che ci vedi, ci scruti, ci conosci e, più di tutto, ci riconosci.
Ci fai sentire persona che esiste, che ha un nome e un’identità.
Ci ami profondamente.

Sai quanto mi rincuora questa sensazione?
quanto mi fa stare bene, mi fa sentire tranquilla e al sicuro? perché so che anche di fronte all’indifferenza del prossimo e alla distanza delle persone che penseresti più vicine a te, per affetto, per parentela o per amicizia, Tu ci sei. E mi riconosci. E mi accogli. E mi ami veramente.

Ti prego di aiutarmi ad essere capace anche io come Te di riconoscere il mio prossimo.
Di vedere, sentire, cogliere e magari contemplare il dono di chi mi è accanto, di chi incontro, di chi mi cerca ed io non mi accorgo, di chi si sente solo e non riconosciuto.

Che io sappia rendermi conto della grandezza del saper Riconoscere, RiconoscerTi ed esserTi riconoscente, sempre.

Grazie.

24 Agosto 2021
Emanuela

Gesù aveva già visto Natanaele sotto il fico, ma è l’invito di Filippo a portarlo dal Maestro, il suo entusiasmo vince le perplessità di Natanaele, prima ancora che parli con Gesù.
Oggi ci sono ancora amici capaci di una tale testimonianza?

24 Agosto 2021
Arianna

Stamane ho scelto di aspettare a scrivere un commento. Un po’ perché non era così definito in me, un po’ perché, sentendo il bisogno di confessarmi, avevo deciso di recarmi alla messa del mattino per chiedere al prete se alla fine della celebrazione potesse dedicarmi qualche minuto. Sono felice di averlo fatto, sono felice del tempo che il padre ha potuto dedicarmi e della riflessione a cui mi ha introdotta. In fin dei conti, mi ha detto, un grande limite che abbiamo noi comuni mortali è la difficoltà ad accettare i nostri limiti. Poi, non sapendo come fare, finisce che o gli ignoriamo, o ne finiamo vittime. Ma chiaramente questo non va bene affatto. Molto meglio sarebbe imparare a conviverci e magari, un passo alla volta, provare ogni tanto a superarli. Ed ecco allora che anche la confessione ci aiuta, come? Ricordandoci che c’è qualcuno che ci ama, ci accoglie, ci accetta così come siamo, anche con i nostri limiti, e che ci è vicino sempre. Un po’ come ha fatto Gesú con Bartolomeo, riconoscendolo prima ancora che lui lo riconoscesse, ed infine la bellezza, la gioia dell’incontro che conforta ed illumina. Come un “pit-stop” tra le nostre corse quotidiane per ricaricarsi dell’energia piú vivificante: quella dell’amore.

24 Agosto 2021

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