Il più piccolo di tutti i semi
(2Sam 11,1-4.5-10.13-17 / Sal 50 / Mc 4,26-34)
L’uomo non riesce a non associare alla propria fede qualcosa di visibile, di concreto, di tangibile. E così può succedere che il credere si identifichi anche solo con strutture e riti. Credere appare così qualcosa di evidente, di rassicurante. E quando strutture e riti sembrano non parlare più? Non si fa altro che commiserare il tempo presente rimpiangendo tempi d’oro, semmai ce ne furono. Ma credere è vivere con fede il tempo presente, proprio quello in cui ci accade di essere.
Accanto alle istituzioni cultuali e rituali del suo tempo, accanto ad una società organizzatissima anche sul piano religioso, sinonimo di sicurezza e di stabilità, sarà proprio Gesù a seminare il regno di Dio, mettendo in luce la vera dinamica del credere, dell’avere fiducia, dell’attendere e del pazientare. Non appoggiate il vostro nido – sembra dire – ai rami secchi di un albero gigantesco ormai morto. Appoggiatevi piuttosto ai rami di un albero che conosce ancora l’alternarsi delle stagioni, che patisce caldo e freddo, che sa vivere nell’orto insieme ad altre piante. Quello è il segno che l’albero è vivo e sta crescendo.
Seminò nella grande storia dell’uomo e del mondo un piccolo seme, come un granello di senape e quel seme ancora cresce. Certezza per noi è che Egli stesso lo abbia piantato, come un Uomo che porta liete notizie: il regno di Dio è in mezzo a voi. Cercatelo. Cercatelo prima d’ogni altra cosa. E di quel Regno, Egli era il segno. Era il segno che pure il Regno patisce violenze fin dai tempi di Giovanni Battista (Mt 11,12) il quale, lui pure, annunciò che lo stesso regno era ormai vicino ed egli non aveva fatto altro che dissodare la terra, preparandola per la semina.
Gesù non elude questo bisogno umano di dare visibilità al credere ma ci chiede di spostare lo sguardo altrove, su ciò che apparentemente non attira i nostri sguardi e può manifestare comunque fragilità rispetto alla solidità che certe costruzione umana hanno suggerito nel tempo. E quand’anche l’albero di senape dovesse giungere alla fine dei suoi giorni, nel corso dei suoi anni, nell’alternarsi delle stagioni, quel medesimo albero avrà certamente lasciato cadere dai suoi rami qualche nuovo seme, proprio ai suoi piedi.
Si dice che il frutto non cade lontano dall’albero. E dunque non può che essere così anche per il regno di Dio. Quest’opera di crescita del regno di Dio, si muove tra il paradosso dell’impercettibile piccolezza iniziale e l’esito finale che da ristoro perfino agli uccelli. Lanciarsi in volo da un punto all’altro è per gli uccelli del cielo una vera sfida: libertà e pericolo sono nella stessa traiettoria, nello stesso volo. Appoggiare le zampe su un ramo o potervi fare il nido dev’essere qualcosa di rassicurante anche per queste fragili e pur libere creature. E un nido si fa quando è tempo di generare, quando la Vita sta per dischiudersi dal guscio.
Ancora Dio delle gemme e dell’atomo,
Dio del piccolo germoglio
che irresistibilmente fiorirà:
così sarà del tuo Regno, Signore,
che già viene inavvertitamente
e anche contro le nostre attese.
Così Dio gioca nel suo universo,
è la sorpresa per tutti e di sempre:
Dio che è all’opera in seno alla terra,
in alto silenzio e per piccole cose…
(David Maria Turoldo)
Dal Vangelo secondo Marco (4,26-34)
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Ogni volta che ti sentirai smarrito, confuso,
pensa agli alberi,
ricordati del loro modo di crescere.
Ricordati che un albero
con molta chioma e poche radici
viene sradicato al primo colpo di vento,
mentre in un albero
con molte radici e poca chioma
la linfa scorre a stento.
Radici e chioma devono crescere
in egual misura,
devi stare nelle cose e starci sopra,
solo così potrai offrire ombra e riparo,
solo così alla stagione giusta
potrai coprirti di fiori e frutti.
Susanna Tamaro
Tu, Signore, scegli sempre il piccolo, così è anche il tuo Regno: come un piccolo seme che cresce per dare riparo e gioia a molti. Ripensando ancora alla giornata di ieri, ho seguito un’intervista ad Edith, scrittrice, reduce di un campo di concentramento. Papa Francesco le ha fatto visita per sentire dalle sue parole espressioni di luce che Edith ha saputo trovare anche nei suoi persecutori… Ecco, questo è il Regno di Dio, un piccolo seme nella terra dell’odio che ha fatto fiorire pace e misericordia. Signore rendimi capace di vedere il bene.